Capitolo 2
La storia dell’insegnamento del latino
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significato potesse avere per un giovane studente, che pure già
conosceva la declinazione nella lingua tedesca, “un astruso pro-
spetto di casi, declinazioni, coniugazioni e di norme sintattiche?
Egli ne scorge solo la struttura esterna, il cui studio è per lui una
tortura … e non gli fa imparare la lingua”. E, a metà dell’Ottocen-
to, il pedagogista tedesco R. Lauff affermava: “Il primo contatto
con la grammatica, come di solito avviene, è stato definito un lun-
go percorso attraverso l’arida steppa della astrazioni pure e del-
le forme ad esse corrispondenti senza alcun contenuto concreto”
(Lauff, 1841).
Parimenti in Italia si levarono presto voci di dissenso. Riprendia-
mo da Miraglia (
ibidem
, p. 10 e sgg.) una breve panoramica delle
testimonianze in merito.
“
Perché penano tanto i giovanetti ad apprender quella lingua [la-
tina], essi che pure agevolmente imparano a un tratto più lingue
vive? […] Più farebbe sentir continuo parlar latino e rispondere
una mezz’ora al dì, che studiarne la grammatica sette […]. Per
via dell’analisi non apprendiamo, né fanciulli, né uomini: per essa
rendiam conto a noi medesimi dell’appreso: Nella sintesi consiste
la vita” (Tommaseo, 1869, p. 604).
Nel 1893 l’allora ministro dell’Istruzione F. Martini aveva formato
una commissione di insegnanti di Latino e Greco, tra i quali Pa-
scoli, che fu incaricato della stesura delle risposte che i commissari
dovevano dare ad alcuni quesiti. Il primo quesito del Ministero
era il seguente: “Indipendentemente dall’attuale ordinamento de-
gli studi classici, quali possono essere le cagioni principali dello
scarso profitto del latino nei ginnasi e nei Licei? E quali i rimedi?”.
Ed ecco la risposta: “Si legge poco, e poco genialmente, soffocan-
do la sentenza dello scrittore sotto la grammatica, la metrica, la
linguistica… E l’alunno, andando innanzi, si trova avanti ostacoli
sempre più grandi e numerosi; a mano a mano che la via si fa più
erta e malagevole, cresce il peso sulle spalle del piccolo viatore. Le
materie di studio si moltiplicano, e l’arte classica e i grandi scrit-
tori non hanno ancora mostrato al giovane stanco pur un lampo
del loro divino sorriso. Anche nei Licei, in qualche Liceo, per lo
meno, la grammatica si stende come un’ombra sui fiori immortali
del pensiero antico e li aduggia. Il giovane esce, come può, dal
Liceo e getta i libri: Virgilio, Orazio, Livio, Tacito! de’ quali ogni
linea, si può dire, nascondeva un laccio grammaticale e costò uno
sforzo e provocò uno sbadiglio.
E le famiglie che condussero per