QD7 - Didattica del Latino - page 16

Capitolo 1 
Latino perché?
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lingua veicolare della teologia e delle scienze, naturali e filosofi-
che? E poi ancora come unica lingua della liturgia fino a metà del
Novecento? Varietà diacroniche di una lingua o lingue diverse?
In ogni caso la vitalità della lingua antica traspare ancora dai no-
stri usi linguistici: infatti usiamo senza saperlo molti vocaboli o
espressioni latine. Alcune parole nel tempo hanno cambiato ge-
nere o categoria grammaticale ed ora sopravvivono felicemente
integrate nel lessico italiano e in quello delle altre lingue europee.
Riprenderemo questo argomento nel capitolo dedicato al lessico.
Giustamente la Commissione Brocca definisce il latino come
lin-
gua storicamente ‘conclusa’
ma
‘non esaurita’
,
sottraendolo così a
sterili discussioni (Progetto Brocca, p. 111).
La vitalità straordinaria del latino è testimoniata anche da que-
sta dichiarazione di Pascoli, che, intervistato per il “Corriere della
Sera”, nel criticare (già allora!) il metodo di insegnamento, affer-
mava: “Noi insegniamo il latino come se ogni scolaro dovesse poi
scrivere in latino, e, badi, non in un latino un po’ misto di elemen-
ti, come non può non essere
una lingua che è stata parlata e scrit-
ta per quasi due millenni
, ma nella lingua propria di Cicerone…
È un insegnamento negativo” (in Pittano, p. 34).
Accade però che nella pratica scolastica si attribuisca grande va-
lore a tutto ciò che appartiene alla Letteratura latina (benché
si sentano spesso dei docenti sostenere che la lingua di Apuleio
o di Ammiano Marcellino è “un brutto latino”), mentre si con-
sidera spurio o artificiale tutto ciò che è stato scritto in latino
nelle epoche successive, come se l’uso della lingua antica fosse
poi stato un vezzo da eruditi, e non, nella maggior parte dei casi,
una necessità determinata dal fatto che quella lingua, “morta” o
“moritura”, era la lingua veicolare del diritto, della filosofia, del-
la scienza, delle chiese cristiane in tutta Europa e nelle colonie
americane.
Se dunque le norme morfosintattiche a cui ci atteniamo, per ra-
gioni storiche che vedremo, sono quelle del latino del I sec. a.C.,
questo non ci autorizza a cancellare tutto quello che segue e che a
buon diritto appartiene alla lingua latina, in cui leggiamo Agosti-
no, Petrarca, Boccaccio, Valla, Erasmo, Copernico, Galileo, Carte-
sio, Spinoza, Newton, Vico ecc.
Riprenderemo tale discorso più avanti, quando affronteremo que-
stioni di metodologia didattica della lingua e della letteratura.
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