 
          Metodi e strumenti per l’insegnamento e l’apprendimento del latino
        
        
          10
        
        
          municazione quotidiana: in tal modo, fissato nelle norme e sottrat-
        
        
          to al mutamento della lingua “viva”, si prestava ad una comunica-
        
        
          zione che superasse i confini spaziali (Miraglia, p. 3), restando così
        
        
          la lingua veicolare degli studiosi di ogni disciplina in Europa e nei
        
        
          paesi colonizzati dagli europei. Ma non basta: il latino ha superato
        
        
          anche limiti temporali: si potrebbe dire che il latino sia ancora un
        
        
          “mezzo di comunicazione” molto potente, se ci permette di riceve-
        
        
          re messaggi che provengono da un emittente che dista da noi secoli
        
        
          e millenni, da coloro che
        
        
          
            multis ante nos saeculis in terram versi, nobi-
          
        
        
          
            scum vivunt, habitant, colloquuntur
          
        
        
          (Petrarca,
        
        
          
            De remediis utriusque for-
          
        
        
          
            tunae, Praefatio
          
        
        
          , in Miraglia,
        
        
          
            ibidem
          
        
        
          ), consentendo ai contemporanei
        
        
          di dilatare il tempo della loro vita: “
        
        
          
            Soli omnium otiosi sunt qui sapien-
          
        
        
          
            tiae vacant:
          
        
        
          […]
        
        
          
            omne aevum suo adiciunt;. quidquid annorum ante illos
          
        
        
          
            actum est, illis adquisitum est. Nisi ingratissimi sumus, illi clarissimi sacra-
          
        
        
          
            rum opinionum conditores nobis nati sunt, nobis viam praeparaverunt. Ad
          
        
        
          
            res pulcherrimas ex tenebris ad lucem erutas alieno labore deducimur; nullo
          
        
        
          
            nobis saeculo interdictum est
          
        
        
          […]”
        
        
          1
        
        
          .
        
        
          Dunque, prima di decretare la morte di una lingua, dobbiamo col-
        
        
          legare il concetto di lingua con quello di
        
        
          
            identità storica
          
        
        
          . Perdere il
        
        
          latino significa perdere un tratto connotativo della nostra identità
        
        
          di europei, e non solo.
        
        
          Pertanto ci sembra che la questione vada posta in altri termini.
        
        
          Che senso avrebbe, infatti, spiegare agli studenti che vogliamo in-
        
        
          segnar loro una lingua “morta”? Che significa “morta”? Che non
        
        
          ha più nulla da dirci, o che ci parla di un aldilà, di un mondo di
        
        
          fantasmi, meno interessanti di quelli di
        
        
          
            Ghostbuster
          
        
        
          o dei vampiri
        
        
          di
        
        
          
            Twilight
          
        
        
          ?
        
        
          Se la definizione di “lingua morta” sia appropriata, oltre che lugu-
        
        
          bre e ingenerosa, è una questione oziosa: si tratta di intendersi sui
        
        
          termini e sulle funzioni che si attribuiscono alla lingua medesima.
        
        
          Ma se si vuol sostenere che il latino è una lingua morta, viene da
        
        
          chiedersi quale sia la data del decesso. Il Medioevo? E il latino
        
        
          medioevale? Gli umanisti hanno poi resuscitato il latino classico e
        
        
          la “mummia” risvegliata è rimasta in vita fino al Settecento, come
        
        
          1
        
        
           “Gli unici che dispongono liberamente del loro tempo sono coloro che si dedicano al sa-
        
        
          pere:… essi aggiungono alla propria ogni epoca; tutti gli anni trascorsi prima di loro, sono
        
        
          per loro un arricchimento. Se non siamo del tutto incapaci di gratitudine, quei nobilissimi
        
        
          fondatori di venerabili discipline per noi sono nati, a noi hanno preparato la strada. Siamo
        
        
          guidati verso conoscenze bellissime, portate dalle tenebre alla luce dalla fatica di altri; a
        
        
          nessuna epoca ci è precluso l’accesso
        
        
          
            …
          
        
        
          ” (Seneca,
        
        
          
            de brev. vitae
          
        
        
          , 14,1).