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Dalla rivoluzione francese alla caduta di Napoleone
2.5. Stampa e rivoluzione in Francia
In Francia le prime avvisaglie rivoluzionarie furono antici-
pate e preparate da un’ampia proliferazione di fogli a stampa,
i cosiddetti “
cahiers de doléances
” (quaderni di rimostranze),
compilati dalle assemblee locali di preparazione agli Stati ge-
nerali. Tali quaderni furono frutto di un ceto medio urbano,
perlopiù impiegato nel commercio e nelle libere professioni, ma
la maggior parte non ebbe vita lunga e alta tiratura. Si stima
che tra il 1792 e il 1794 a Parigi circolavano circa trecentomila
copie di periodici.
La stampa francese stava vivendo un periodo di rinnovamen-
to, su cui si innestarono nuove iniziative editoriali. Nel 1789
Panckoucke fondò un quotidiano moderatamente favorevole
alla rivoluzione,
Le moniteur universel
; nel 1791 svecchiò la
Gazette de France
– di cui era diventato proprietario – cambian-
dole nome in
Gazette nationale de France
, che in breve divenne
organo ufficioso del Ministero degli esteri. Da settembre 1789 i
contenuti delle riunioni dell’Assemblea nazionale furono diffusi
da
Le
J
ournal des débats et des décrets
di François Baudouin.
Fiorirono, inoltre, i fogli di orientamento rivoluzionario,
una novità non riconducibile a nessuna esperienza editoriale
precedente. Il conte Honoré Mirabeau fondò
Le courrier
de Provence
, ottanta pagine che eludevano i controlli – si
presentavano come una raccolta di informazioni che lo stesso
conte offriva ai propri elettori in Provenza – e in cui erano
riportati anche atti parlamentari secretati. Nel 1789 Jacques
Pierre Brissot, uno dei leader del partito dei girondini, fondò
Le
patriot français
, dimostrando estrema consapevolezza in merito
all’importanza che la stampa aveva assunto per la diffusione
dei princìpi rivoluzionari. Era ormai evidente che la cultura
tradizionale non bastava più a favorire la circolazione delle idee
rivoluzionarie tra le masse. Il giornale apparve come il mezzo
più adatto alla loro diffusione e quindi, non a caso, si moltiplicò
il numero dei periodici sulla rivoluzione fatti dagli stessi
rivoluzionari. Fu il caso di
L’ami du peuple
(1789) di Jean-Paul