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L’insegnamento della geografia nella scuola italiana

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modelli utilizzati per descrivere le dinamiche funzionali, la Geografia ha potuto

dare un contributo alla pianificazione territoriale e intervenire operativamente

nella gestione del territorio.

Le nuove correnti geografiche che si sono sviluppate dal secondo dopoguerra

in avanti – la geografia funzionale, quantitativa e strutturalista, la geografia

culturale, la geografia sociale – hanno operato il passaggio dal tradizionale

approccio idiografico descrittivo a quello nomotetico e interpretativo. L’affer-

marsi dei concetti di struttura e di gravitazione applicati allo studio delle aree

di polarizzazione di attività industriali e del terziario ha rappresentato la base

del “funzionalismo geografico”.

I

modelli funzionalisti

, sincronici, a partire dagli anni Settanta hanno eviden-

ziato i loro limiti a causa della loro staticità. Le moderne dinamiche territoriali,

in rapida evoluzione, richiedevano nuove soluzioni ai problemi e sollecitava-

no lo sviluppo di nuovi strumenti di indagine. Lo strutturalismo funzionale è

stato quindi integrato e superato dalla

teoria sistemica

: un nuovo paradigma

secondo il quale le proprietà essenziali di un organismo o di un sistema vivente

sono superiori alla somma delle singole parti di cui sono costituiti. Il sistema si

sviluppa grazie alle interazioni e alle relazioni tra le parti; tali proprietà olistiche

si perdono quando si isolano i singoli elementi

15

.

La Geografia ritrova, in tal modo, un ruolo competitivo nei confronti delle altre

aree del pensiero scientifico. Superata la fase della fiducia assoluta nell’indagine

quantitativa a seguito del fallimento dei modelli dell’economia pianificata, si è

giunti ad una riflessione che ha portato a nuove forme di convergenza discipli-

nare, che attribuiscono maggiore attenzione ai problemi sociali. Il paesaggio

viene quindi letto in chiave storico-culturale oltre che funzionale, utilizzando

alcuni schemi di riferimento – come il rapporto centro-periferia o la salvaguardia

ambientale – capaci di unificare le diverse metodologie di approccio.

Ripercorriamo ora brevemente le tappe evolutive del pensiero geografico.

La geografia quantitativa (strutturalista) e lo spazio funzionale.

Lo struttura-

lismo è quella corrente di pensiero che vede la realtà come un complesso di

elementi che interagiscono tra loro, usa dati oggettivi e misurabili per esaminare

il territorio nell’insieme degli elementi che lo costituiscono, utilizza dunque la

metodologia quantitativa.

La geografia quantitativa si contrappone a quella tradizionale per l’impiego di

metodi matematici avanzati e l’applicazione di modelli agli studi delle dinamiche

antropiche sul territorio. Sostituisce all’approccio induttivo quello deduttivo,

definendo, con le parole del geografo Paul Claval, una “nuova geografia”.

La geografia quantitativa introduce i concetti di “centralità” e “polarizzazione”,

che superano il dualismo natura-uomo dei precedenti paradigmi geografici.

15

C. Ruggieri, “I sistemi territoriali tra crescita e sviluppo”,

Geografia dello sviluppo

, Uniroma,

2004-2005.