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Lo sviluppo professionale dei docenti

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openness and reception cannot be generalized. This is because each of us

is to be considered a unique and unrepeatable human being, and therefore

also different from others, the reasons being manifold. As a result, a “school

that welcomes” needs to scientifically understand the problem through the

collaboration of several disciplines: biology, psychology, sociology, econo-

mics, human sciences and education to understand where to start from and

in what direction to proceed.

* * *

Perché si abbia una scuola inclusiva, è necessario partire dall’idea e dalla

realizzazione di una società inclusiva.

Ebbene, che cos’è una società inclusiva?

Non è un luogo elitario di attenzione a pochi, ma, al contrario, un’occasione

di ascolto e di risposta per tutti e per ciascuno: è un’organizzazione demo-

cratica che pone in primo piano i bisogni della persona, la sua richiesta di

aiuto e di cura; la sua richiesta di far parte a pieno titolo della comunità e

delle istituzioni del proprio tempo storico.

Essa è, di conseguenza, una società che vuole essere equa e solidale e che,

per essere tale, volge il suo sguardo al complessivo, al globale, ai problemi

considerati strutturalmente interconnessi con il contesto e che, quindi, si

relazionano sia con i soggetti, che si percepiscono vicendevolmente tra loro

come interdipendenti ed aventi qualcosa in comune da portare avanti, sia

con le istituzioni, che si organizzano a livello integrato, tra loro, per porsi al

servizio dei bisogni dei cittadini.

Essa necessita, quindi, per la sua maturazione della collaborazione della fa-

miglia, così come della scuola, della stampa, della parrocchia, dello “spoglia-

toio” sportivo ecc.

È in famiglia, per esempio, che si acquisiscono le prime nozioni di buona

educazione e di educazione civica, di buon comportamento, in casa e fuori,

di cura del proprio sé e di apertura e rispetto verso gli altri, verso il bene

comune.

La famiglia accorta, infatti, educa i propri figli ad aver cura delle proprie

cose, così come dei beni pubblici e, quindi, dei giardini, delle piazze, dei

monumenti, della natura e della cultura; insomma, li educa ad apprendere

e praticare i primi rudimenti della cittadinanza.

La scuola, a sua volta, rispetto alla famiglia, si configura come agenzia

formale, deputata alla formazione dello “strumento testa” (cfr. A. Gabelli,

o a preparare una “testa ben fatta” e non solo “piena”, direbbe E. Morin):

essa, cioè, è il luogo della formazione razionale del soggetto, dove questi

apprende a formalizzare la realtà, a distinguere e a discernere, a separare le

quantità, a “leggere” i contesti, passati e presenti, in dimensione diacronica