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Una scuola inclusiva in una società inclusiva. Alcune riflessioni introduttive

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e sincronica, ad acquisire le regole per essere buon cittadino, soggetto di

diritti e di doveri, ad apprendere i linguaggi verbali, portatori di pensiero, e

quelli non verbali, a maturare i metodi rigorosi della scienza e della tecnica.

Ebbene, sia la scuola che la famiglia, e così le altre istituzioni (parrocchia,

partito, associazione ecc.) contribuiscono – se interrelate e integrate tra loro

– alla crescita, allo sviluppo, alla formazione del soggetto attraverso indicazio-

ni di messaggi unitari finalizzati ad ottenere un comportamento improntato

a regole comuni e condivise.

La società inclusiva, quindi, è una società aperta, attenta ad osservare i biso-

gni dei soggetti in età evolutiva (asse verticale dei tempi e delle età della vita)

e quelli degli stessi nei luoghi praticati e vissuti della vita quotidiana (sociali,

scolastici, familiari, associativi, ludici ecc.), così come nei luoghi deputati

alla crescita culturale ed intellettuale (scolastici, sperimentali, laboratoriali

ecc.).

La scuola inclusiva è scuola dell’equità, cioè, dell’estensione a tutti e a cia-

scuno dei suoi interventi; è scuola, infatti, che legge i bisogni in maniera

attenta e competente su base pedagogico-didattica.

La società inclusiva, per concludere, è una società di eguali, che parte dalla

nozione di normalità dei soggetti per affermare che anch’essi, questi ulti-

mi, i normali o normodotati, hanno bisogno di attenzione al momento o

in qualche passaggio della loro esistenza, quando il contesto diventa pro-

blematico, quando qualcosa non “funziona” più come dovrebbe, quando

diventa indispensabile partire dalla modalità di funzionamento, e non dalla

patologia, per capire il “bisogno”, “leggerlo”, “osservarlo”, “comprenderlo”,

per rispondervi con adeguate strategie, capaci di produrre efficienza ed

efficacia.

Ciò premesso, un modello di scuola inclusiva in una comunità chiusa che,

a sua volta, ha bisogno di ascolto e di strategie di sviluppo, potrebbe esse-

re quello di don Lorenzo Milani: scuola severa, di “recupero”, di “integra-

zione”, di “sostegno”, di “cura”, potremmo dire; scuola “piena” nel tempo

lungo della didattica e scuola “profonda” nello spazio della riflessione, del

coinvolgimento e della partecipazione. Una scuola moderna, quindi, forte-

mente intellettuale, politica perché autonoma e libera, eppure fortemente

stretta dentro i vincoli della disciplina e del rigore. Scuola attenta ai “bisogni

educativi speciali” perché tutti possano dare, ma tutti sono diversi tra loro;

perché la scuola non è appannaggio dei docenti, ma luogo della parteci-

pazione e della democrazia, del riconoscimento dei diritti e dei doveri del

cittadino (cfr. Sarracino, 2009).

Fin qui poche pagine per cercare di delineare i tratti principali di una “scuo-

la inclusiva” in una società, a sua volta, aperta o inclusiva.

Ebbene, cerchiamo di saperne di più.