

Lo sviluppo professionale dei docenti
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Chi opera nella scuola, chi si occupa concretamente dei bambini, dei ra-
gazzi, dei giovani che entrano ogni giorno nelle nostre classi per affrontare
le attività scolastiche, chi respira “la polvere delle aule” impegnandosi per
permettere ai propri allievi di avere un’esperienza educativo-didattica signi-
ficativa per la loro vita, sa che è sempre più difficile insegnare, si rende conto
che la situazione sta diventando ingestibile e le problematiche dei propri
allievi comportano un investimento personale e comunitario straordinario.
La situazione è talmente pesante che è evidente, a tutti coloro che hanno
a cuore l’educazione dei giovani, come la scuola, se non cambia e non si
rinnova profondamente, rischi di non reggere più gli urti continui di un
mondo sociale e familiare molto complesso.
La problematicità della vita quotidiana, la crisi economica oramai persisten-
te per i suoi effetti devastanti sull’esistenza delle persone, lo scoraggiamento
che investe non solo lo sviluppo industriale o i consumi, ma soprattutto l’il-
legalità che attanaglia lasciando quasi senza fiato il nostro Paese hanno delle
precise conseguenze in campo educativo: gli alunni sono sempre meno edu-
cati bene e di ciò è consapevole la scuola che, pur arrancando tra le difficol-
tà, mantiene il polso della situazione e cerca di essere un argine educativo al
dilagante degrado morale e civile a cui stiamo assistendo. Se la scuola fatica
a svolgere i suoi compiti istituzionali, se i suoi risultati sono inadeguati, se le
sofferenze nascoste o palesi che si sperimentano al suo interno non riescono
ad essere affrontate con successo, se la demotivazione sia negli studenti che
negli insegnanti dilaga, significa che il Paese è profondamente in crisi. A
scuola, infatti, i ragazzi portano loro stessi, i loro valori, le idee che assorbo-
no in famiglia, le gioie ed i dolori delle loro esperienze affettive e sociali. La
scuola è lo spazio formativo dove i sintomi del malessere sociale ed educativo
sono più evidenti.
I dati del malessere che si riflettono a scuola devono dirci qualcosa.
Gli alunni che lasciano la scuola italiana prima del completamento del corso
di studi sono circa 700 mila e con il 17,6% di ragazzi che abbandonano gli
studi, l’Italia, secondo i dati Istat ed Eurostat, è in fondo alla classifica eu-
ropea dove in media l’abbandono scolastico è del 14,1%. Nei Paesi di pari
sviluppo socio-economico la media è molto più bassa: in Germania è del
10,5%, in Francia dell’11,6%, nel Regno Unito del 13,5%. Il dato aumenta al
Sud Italia, dove è al 22,3%, mentre al Centro-Nord si attesta intorno al 16%.
Inoltre, le statistiche a nostra disposizione mettono in evidenza una crisi
della proposta formativa.
I non ammessi alla classe successiva sono moltissimi, nella scuola secondaria
di II grado arrivano al 14%, ma se consideriamo gli studenti promossi con
uno o più debiti formativi, il dato si eleva al 36%, ciò significa che solo la
metà del totale degli studenti consegue la promozione piena.