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Lo sviluppo professionale dei docenti

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molti relatori hanno tenuto a precisare, tutti questi studiosi sono definiti-

vamente giunti a ritenere che vi sia una causazione reciproca tra azione e

struttura e, pertanto, le due dimensioni si condizionerebbero a vicenda.

In linea con tali approcci, il fattore distintivo dell’agentività è dato dall’in-

tenzionalità, dalla propria percezione di efficacia, dalla capacità di formu-

lare possibilità per l’azione, di considerare attivamente tali opportunità e

di esercitare la scelta, coinvolgendo dispositivi simbolici e materiali che in-

fluenzano il comportamento umano e che, a loro volta, ne sono influenzati.

Quindi, agentività non più come capacità degli attori, bensì come “com-

petenza” acquisibile nel gioco delle interazioni con i contesti a cui, con-

seguentemente, è attribuito un ruolo fondamentale nel rendere i soggetti

competenti o meno nell’esercizio di tale competenza. In questo scenario di

reciproche influenze, infatti, la competenza assume una funzione

interpre-

tativa

rispetto alla dimensione contestuale a cui attribuire senso (Pellerey,

2011), mobilitando la percezione delle proprie capacità, gli atteggiamenti,

le credenze, il “controllo comportamentale percepito” come elementi pre-

dittivi dell’intenzione ad agire (Ajzen, 1988).

Confortati, dunque, anche dalla teoria transazionale di John Dewey (1960),

dalla teoria socio-cognitiva di Albert Bandura (1986), dall’interazionismo

simbolico di George Herbert Mead (1934), successivamente ripreso da Er-

ving Goffman (2005), nonché dagli studi neuroscientifici sui meccanismi

di percezione e di azione che sottolineano il carattere “incarnato” e “si-

tuato” della cognizione, ci si è soffermati a ragionare di

teacher agency

per

evidenziare il gioco delle mutue influenze tra culture, strutture e agire dei

soggetti coinvolti nei processi formativi ed educativi.

L’approccio interdisciplinare e internazionale al tema oggetto delle due

giornate di studio ha restituito appieno la molteplicità dei modi di inten-

dere l’agentività

,

la cui complessità renderebbe improduttivo qualsiasi ten-

tativo riduzionista di collocarla nell’alveo di uno specifico settore discipli-

nare e/o in un confine geografico ristretto, soprattutto quando essa si con-

nette al tema dell’inclusione scolastica, alle sue varie concettualizzazioni e

alle forme che ha assunto in differenti Paesi.

A tale proposito, è importante sottolineare che, già sul finire del secolo

scorso, Dyson (1999) parlava di

Inclusions

piuttosto che di

Inclusion

, sotto-

lineando la natura storico-culturale di tale costrutto (Vaughn & Schumm,

1995; Hornby, 1999), resa evidente anche dalle sue plurime definizioni che

si moltiplicano in ragione della varietà di interpretazioni in riferimento a

differenti modelli teorici e culturali.

Su queste premesse si è sviluppata l’idea di un progetto che ha assunto pro-

gressivamente concretezza nel dialogo con i colleghi di università straniere

nell’ottica di realizzare una rete di accordi interuniversitari nel corso delle

Conferenze promosse dalla

European Educational Research Association

e che si