Principi di Microbiologia Medica - page 20

I BATTERI
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Parte I
zione del complesso primario, gran parte delle lesioni
tissutali sono soprattutto dovute alla intensa risposta
infiammatoria conseguente alla risposta immunitaria
cellulo-mediata. A loro volta, le lesioni si presenteran-
no con diversa gravità e con maggiore o minore rischio
per la sopravvivenza dell’individuo, a seconda dei pa-
renchimi interessati dal processo infettivo
(4)
.
La diagnosi di infezione
La diagnosi di infezione tubercolare è possibile solo ed
esclusivamentemediante la ricerca di
Mycobacterium tu-
berculosis
inun idoneo campione dimateriale patologico.
Ricerca microscopi
Il reperto di bacilli acido-resistenti in un preparato mi-
croscopico, opportunamente colorato
(5)
ed osservato
al microscopio, rappresenta una prima presumibile
evidenza della presenza di
Mycobacterium tuberculosis
in un materiale patologico, in particolare se il materia-
le in esame è rappresentato da un espettorato
(6)
, dato
che nella popolazione batterica normale del cavo orale
e delle vie aeree non esistono bacilli acido-resistenti, o
se esso è rappresentato da materiale proveniente da
una zona dell’organismo normalmente sterile (sedimento di liquor, materiale bioptico, etc.). Non è così,
invece, nel caso di esame di un sedimento urinario (se
trattasi di urina non prelevata mediante cateterismo
vescicale) data la possibile contaminazione ad opera
(4)
Un ulteriore aspetto patologico della risposta immunitaria nell’in-
fezione tubercolare è rappresentato dal possibile coinvolgimento
dell’infezione tubercolare (anche contenuta a livello del complesso
primario) in una serie di patologie autoimmuni. Gli antigeni micobat-
terici che rappresentano i principali candidati ad un ruolo centrale in
questo tipo di patologie, sono rappresentati dalle cosiddette «proteine
da shock» (
heat shock proteins
o HSP) - che i micobatteri producono
in notevole quantità in risposta allo «stress» associato alla risposta
infiammatoria - nei cui confronti è possibile dimostrare linfociti T
«attivati» in varie patologie autoimmuni. Come è noto, le HSP sono
proteine, con una struttura altamente conservata e molto simile dai
batteri agli organismi pluricellulari, che intervengono nel ripristinare
la struttura secondaria e terziaria di proteine vitali (enzimi) in cellule
soggette a vari tipi di shock (termico, etc.) con possibili effetti denatu-
ranti, e sono dette anche «proteine chaperon» o «chaperonine»
(5)
Con il metodo di Ziehl-Neelsen, oppure con il metodo dei
fluo-
rocromi
che consiste nel colorare il preparato con un colorante
fluorescente (miscela di auramina e rodamina), decolorare con al-
cool addizionato di acido cloridrico, e colorare per contrasto con
permanganato di potassio. I preparati colorati con fluorocromi si
osservano al microscopio illuminato con luce ultravioletta e con-
sentono un più rapido esame di tutto il preparato, a piccolo ingran-
dimento, per la facilità con cui i micobatteri, dai quali il fluorocro-
mo non viene asportato dal trattamento con acido (si tratta cioè di
una colorazione che mette ancora in evidenza l’acido-resistenza), e
che pertanto appaiono intensamente fluorescenti, possono essere
identificati sullo sfondo non fluorescente rappresentato dal resto
del materiale presente nel preparato.
(6)
Poiché la tubercolosi è, come abbiamo detto, una affezione prin-
cipalmente e primitivamente a sede polmonare, il materiale patolo-
gico che si esamina più frequentemente è rappresentato dall’espet-
torato, o dal liquido di lavaggio gastrico (contenente l’espettorato
ingerito) nei soggetti dai quali non è possibile ottenere un’abbon-
dante espettorazione.
di micobatteri saprofiti occasionalmente contaminan-
ti il tratto distale dell’apparato genito-urinario (
Myco-
bacterium smegmatis
).
La certezza diagnostica si raggiunge comunque solo
con l’isolamento colturale, che va sempre allestito: sia
che l’esame microscopico risulti positivo (e ciò, per
controllare che si tratti effettivamente di
M. tuberculo-
sis
e non di altromicobatterio appartenente al
M. tuber-
culosis complex
o di un
micobatterio non-tubercolare
,
per le ovvie implicazioni terapeutiche e prognostiche),
sia che l’esame microscopico risulti negativo (se il so-
spetto clinico è fondato, la ricerca colturale ha maggio-
ri probabilità di riuscire positiva, in caso di presenza
di pochi batteri, per la maggiore quantità di materiale
patologico che è possibile insemenzare nelle colture,
rispetto alla quantità di materiale patologico che è pos-
sibile esaminare mediante esame microscopico).
Ricerca colturale
La ricerca colturale si allestisce di norma inoculando
il materiale patologico, adeguatamente emulsionato,
sulla superficie di provette contenenti uno dei vari ter-
reni solidi al tuorlo d’uovo e verde di malachite di cui
abbiamo detto in precedenza.
A causa del lento sviluppo dei micobatteri in coltu-
ra, nel caso il materiale da esaminare provenga da una
zona dell’organismo con una autoctona popolazione
microbica, esso deve essere preventivamente deconta-
minato dalla popolazione microbica accessoria, onde
evitare che microrganismi a crescita rapida, presen-
ti nel materiale, possano moltiplicarsi nel terreno di
coltura esaurendone le disponibilità alimentari e, co-
munque, mascherando o impedendo la crescita degli
eventuali micobatteri presenti.
Ciò si ottiene sfruttando la capacità dei micobatteri
di sopravvivere alla esposizione a basi forti (in genere
il materiale, rappresentato più frequentemente da un
espettorato, vienemescolato con 3-4 volumi di una solu-
zione contenente N-acetil-cisteina o altre sostanze mu-
colitiche ed il 23% di NaOH, mantenuto in agitazione a
temperatura ambiente per 10 minuti e quindi neutralizzato con HCl) a concentrazioni e per periodi di tempo
sufficienti ad uccidere gran parte degli altri microrga-
nismi eventualmente presenti nello stesso materiale.
Come abbiamo detto, i terreni di isolamento contengono
anche variabili concentrazioni di verde di malachite, as-
solutamente ben tollerato dai micobatteri, ma in grado
di impedire lo sviluppo di microrganismi (ad es.: miceti)
sfuggiti al trattamento decontaminante preventivo.
Identificazione
Nelle colture incubate a 37°C, lo sviluppo di
M. tuber-
culosis
comincia ad essere apprezzabile dopo 2-3 set-
timane (o anche più, nel caso di materiali contenenti
solo poche unità micobatteriche). In genere le colonie
di
M. tuberculosis
sono facilmente riconoscibili, per
l’aspetto rigoglioso (eugonico) con leggera pigmenta-
zione giallastra (
fig. 18.5
).
L’identificazione definitiva può essere eseguita con
metodi convenzionali mediante la rilevazione di alcu-
ni parametri biochimici o biologici, oppure median-
1...,10,11,12,13,14,15,16,17,18,19 21,22,23,24,25,26
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