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648

Diffrazione

La luce emessa dalla sorgente

S

passa attraverso una sottile fenditura

F

posta nel

piano focale della lente

L

1

; l’insieme fenditura-lente costituisce il

collimatore C

. Da

L

1

emerge un fascio di raggi paralleli che incide ortogonalmente sul reticolo

R

. I

raggi trasmessi dal reticolo secondo una certa direzione

q

sono focalizzati dal siste-

ma di lenti

L

2

e

L

3

che costituiscono il

telescopio T

e possono essere osservati diret-

tamente con l’occhio. Muovendo il telescopio non si osserva nulla a meno che esso

non sia posizionato secondo una direzione

q

l

che soddisfa alla (16.11):

l

sen

q

l

=

m

––– .

d

Noto il passo

d

del reticolo, misurato l’angolo

q

l

con un goniometro di precisione e

individuato l’ordine

m

, si determina il valore della lunghezza d’onda.

In corrispondenza ad ogni angolo

q

l

si osserva una

riga colorata

, caratteristica

della lunghezza d’onda

l

, che è l’

immagine della fenditura F data dallo spettrosco-

pio

; a questa riga si dà il nome di

riga spettrale

(si veda la nota alla fine del para-

grafo). L’insieme delle righe spettrali forma lo

spettro di emissione della sostanza

che costituisce la sorgente. Gli spettri di emissione si distinguono in:

1)

spettri a righe

corrispondenti ad una successione discreta di lunghezze

d’onda e quindi di righe spettrali;

2)

spettri a bande

nei quali le righe sono addensate con continuità nell’intorno di

certe lunghezze d’onda, formando delle bande di lunghezze d’onda tra loro separate;

3)

spettri continui

, consistenti in una successione continua di lunghezze d’onda

all’interno di un intervallo relativamente largo.

Gli spettri a righe e gli spettri a bande sono emessi da

gas e vapori a pressione

non troppo elevata

; i primi sono dovuti ad atomi isolati, i secondi a molecole biato-

miche o pluriatomiche. L’eccitazione può essere provocata dall’alta temperatura di

una fiamma, come avviene ad esempio bruciando il sodio, oppure dal passaggio di

corrente elettrica, come si realizza nelle lampade a scarica contenenti idrogeno,

elio, neon, mercurio, sodio. Nella figura 16.29 sono riportati gli spettri a righe per

l’idrogeno monoatomico, l’elio, il sodio e il mercurio.

Gli

spettri a righe e a bande sono caratteristici degli elementi che li emettono

; non

vi sono spettri comuni a due elementi e neppure singole righe. Su questo fatto è basa-

ta l’analisi spettroscopica per il riconoscimento degli elementi. Come avremo modo

di approfondire nel capitolo 18, lo spettro di emissione a righe è una conseguenza

diretta della struttura dell’atomo, in cui gli elettroni possono occupare stati di energia

quantizzati (vedi paragrafi 2.3 e 13.8). La conoscenza dello spettro di emissione di un

atomo permette così di avere una conoscenza diretta dei

livelli energetici.

Spettri d’emissione

SPETTRO A RIGHE

MERCURIO

SODIO

ELIO

IDROGENO

750

700

650

600

550

500

450

400 nm

Figura 16.29