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640

Diffrazione

prodotto

n

sen

f

si chiama

apertura numerica A

n

dello strumento e in definitiva abbiamo, per

la minima distanza

s

risolvibile e per il suo inverso, detto

potere risolutivo lineare

,

0.61

l

0

1

A

n

s

= ––––––– ,

r

l

= ––– = ––––––– .

A

n

s

0.61

l

0

Un valore tipico di

A

n

è 1.4 e con

l

0

= 0.55 · 10

–6

m

s

= 0.24

m

m,

r

l

= 4.2 · 10

7

m

–1

. Anche in

questo caso le prestazioni dipendono dalla lunghezza d’onda e sono migliori con luce violet-

ta.

Potere separatore dell’occhio umano

Il diametro della pupilla dell’occhio umano varia all’incirca tra i limiti

D

= 8 mm e

D

= 2

mm (vedi paragrafo 17.8); con luce di lunghezza d’onda

l

0

= 0.55 · 10

–6

m si ha da (16.8)

0.84 · 10

–4

rad

a

R

3.36 · 10

–4

rad .

Nel caso più sfavorevole,

D

= 2 mm, la minima distanza tra due punti ancora distinguibili

dall’occhio, posti alla distanza

L

= 25 cm detta di

visione distinta

, è

s

=

L

a

R

= 250 · 3.36 · 10

–4

= 84

m

m .

Con

D

= 8 mm si troverebbe

s

= 21

m

m.

Sperimentalmente il potere separatore angolare dell’occhio è più vicino a 4 · 10

–4

rad e la

distanza

s

appena calcolata risulta di circa 100

m

m; l’occhio cioè non arriva a

s

= 20

m

m, come

dovrebbe in base alla sola diffrazione. Questo fatto dipende dalla struttura granulare dell’ele-

mento sensibile, la

retina

, posta nella parte posteriore dell’occhio: essa è costituita da picco-

li sensori, i

coni

e i

bastoncelli

, che ricevono l’immagine trasmessa dal cristallino e la invia-

no al cervello tramite il

nervo ottico

; due punti sono visti come distinti quando la luce da essi

emessa colpisce due sensori diversi. Non basta quindi che i dischetti di diffrazione siano

appena risolvibili, come si è implicitamente ammesso per il telescopio e il microscopio, sup-

ponendo di avere nel piano focale un mezzo di rivelazione in grado di distinguere le due

immagini. Occorre, nell’occhio, che i dischetti di diffrazione abbiano raggio paragonabile

alla distanza

s

' tra i sensori: questa condizione fissa la risoluzione. Ora è veramente notevole

che la distanza tra i coni nella parte più sensibile della retina, la

fovea

, valga circa 10

m

m e che

il raggio dei dischetti di diffrazione, con

D

= 2 mm, sia anch’esso di circa 10

m

m: la

granula-

rità della retina

è perfettamente corrispondente al potere risolutivo del cristallino, nel senso

che due punti risolvibili secondo il criterio di Rayleigh producono dischetti che interessano

due sensori distinti. D’altra parte, quando

D

= 8 mm, i dischetti di diffrazione di due punti

risolvibili secondo Rayleigh (

s

= 20

m

m) sono sì ridotti, ma sono più vicini e non colpiscono

due sensori distinti: la risoluzione del cristallino non trova corrispondenza in quella della reti-

na, che non distingue i due punti.

s

S

1

S

2

f

2

f

a

R

Figura 16.17

cristallino

retina

Figura 16.18

S

1

S

2

L

Figura 16.19

Esempio 16.6

Determinare qual è la distanza

L

dall’occhio umano alla quale di notte appaiono distin-

ti i fari di un’automobile, separati tra loro da

s

= 1.4 m. Si assuma

D

= 2 mm e

l

0

= 0.55

m

m.

Soluzione

Per effetto della diffrazione l’angolo minimo di risoluzione è

a

R

= 3.3 · 10

–4

rad come

calcolato sopra e quindi

L

=

s

/

a

R

= 4.17 km .

Con il valore medio

a

R

~ 4 · 10

–4

rad risulta

L

= 3.5 km; invece se fosse

a

R

= 0.84 · 10

–4

rad si otterrebbe

L

= 16.7 km, certamente non corrispondente all’esperienza.

s