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Simultaneità

La nozione che il tempo dipende dal sistema di riferimento, espressa dalla quar-

ta delle (3.15), comporta anche la revisione del concetto di simultaneità. Ad esem-

pio, due eventi che nel sistema

O

' sono localizzati nei punti di coordinate

x

'

1

e

x

'

2

sono definiti simultanei se avvengono nello stesso istante di tempo

t

': i punti sono

in quiete nel sistema

O

' e non ci sono problemi nella misura del tempo. Però

O

asse-

gna ai due eventi i tempi

v

0

v

0

t

1

=

g

0

(

t

' + –––

x

'

1

)

,

t

2

=

g

0

(

t

' + –––

x

'

2

)

,

c

2

c

2

che non sono eguali essendo

x

'

1

x

'

2

. La differenza vale

v

0

D

t

=

t

2

t

1

=

g

0

––– (

x

'

2

x

'

1

)

c

2

e concludiamo che due eventi localizzati in punti diversi e simultanei nel sistema

O

'

non sono simultanei nel sistema

O

.

Anche per questo caso possiamo legare il risultato all’invarianza di

c

, come

mostriamo nell’esempio seguente. Nel sistema

O

' consideriamo un punto

P

da cui

nello stesso istante vengono inviati due segnali luminosi verso i rivelatori

R

1

e

R

2

,

distanti

d

da

P

; l’arrivo dei segnali ai rivelatori è simultaneo e avviene all’istante

t

'

1

=

t

'

2

=

d/c

. Tutto questo apparato si sposta con velocità

v

0

rispetto al sistema

O

,

nel quale la luce si propaga sempre con velocità

c

; però

R

1

va incontro al segnale

luminoso emesso da

P

e

R

2

se ne allontana, cioè nel sistema

O

la luce che va da

P

a

R

1

percorre uno spazio minore di quella che va da

P

a

R

2

e quindi i tempi non posso-

no essere gli stessi, proprio perché

c

non cambia. In formule

Teoria della relatività. Trasformazioni di Lorentz

117

Esempio 3.10

Il leptone

m

è una particella subnucleare avente vita media

t

= 2.2 · 10

–6

s. Calcolare la

vita media nel laboratorio e la quantità

c

gt

per velocità del

m

pari a 0.5

c

, 0.7

c

, 0.9

c

,

0.99

c

, 0.999

c

.

Soluzione

Per le varie velocità calcoliamo

g

= (1 –

v

2

/

c

2

)

–1/2

e compiliamo la seguente tabella.

Teniamo presente che nel sistema in cui il

m

è a riposo

c

t

= 660 m = 0.66 km.

v

= 0.5

c

g

= 1.16

gt

= 2.55 · 10

–6

s

c

gt

= 0.77 km

0.7

c

1.40

3.08 · 10

–6

s

0.92 km

0.9

c

2.29

5.04 · 10

–6

s

1.51 km

0.99

c

7.09

15.60 · 10

–6

s

4.68 km

0.999

c

22.37

49.21 · 10

–6

s

14.76 km

Vediamo che si tratta di variazioni importanti. L’ultima colonna in particolare ci dà il

riscontro quantitativo del fatto che un

m

prodotto con notevole velocità può coprire

prima di decadere distanze molto maggiori di

c

t

.

Storicamente i leptoni

m

vennero scoperti nel 1937 nella radiazione cosmica; si trovò,

rallentandoli fino a portarli alla quiete, che erano particelle instabili con la vita media

t

= 2.2 · 10

–6

s sopra citata. D’altra parte la loro origine è dovuta al decadimento di altre

particelle instabili prodotte nell’urto di protoni cosmici contro i nuclei degli atomi pre-

senti negli strati alti dell’atmosfera (distanti ben più di

c

t

= 660 m dalla superficie terre-

stre). I leptoni

m

così prodotti hanno notevole velocità; nel sistema del laboratorio la loro

vita è più lunga e così essi possono raggiungere la superficie terrestre ed essere rivelati.

8

g

6

4

2

0.2 0.4 0.6 0.8 1.0

v

/c

Figura 3.21 (Esempio 3.10)