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g

=

g

0

w

×

(

w

×

R

) – 2

w

×

v

.

Il termine centrifugo è ortogonale all’asse

z

di rotazione e diretto verso l’esterno, in

entrambi gli emisferi. Esso vale in modulo, come già calcolato, 3.38 · 10

–2

cos

q

m/s

2

. Le due

componenti, radiale (parallela e concorde a

R

) e trasversa (diretta sempre verso l’equatore)

valgono rispettivamente

a

R

= 3.38 · 10

–2

cos

2

q

,

a

q

= 3.38 · 10

–2

cos

q

sen

q

m/s

2

.

La correzione centrifuga all’accelerazione di gravità è nulla al polo, dove

R

e

w

sono

paralleli, e massima all’equatore, dove sono ortogonali. Gli effetti sono la diminuzione (pic-

cola) del valore di

g

0

con dipendenza dalla latitudine

q

e l’alterazione della verticale determi-

nata con il filo a piombo; ad esempio per

q

= 45° la deviazione è dell’ordine di 0.1°.

L’effetto del termine di Coriolis è più complicato in quanto dipende dalla velocità

v

del

punto rispetto al sistema solidale con la terra.

Se per esempio consideriamo un punto che cade da un altezza

h

, con velocità iniziale

nulla, l’azione della forza centrifuga comporta uno spostamento verso l’equatore lungo un

meridiano; invece la forza di Coriolis, tangente a un parallelo e rivolta come in figura 3.14,

provoca uno spostamento verso

oriente

in entrambi gli emisferi. L’effetto complessivo è la

combinazione dei due.

Si trova che le due deviazioni rispetto al piede della verticale

vera

sono

x

centr

= 3.45 · 10

–3

h

cos

q

sen

q

m ,

x

Cor

= 2.2 · 10

–5

h

3/2

cos

q

m .

Con

h

= 100 m e

q

= 45° ,

x

centr

17.3 cm ,

x

Cor

1.6 cm .

Qual è la

spiegazione inerziale

degli effetti misurati? Il punto

P

che cade dall’altezza

h

(=

PQ

) ha velocità iniziale

v

P

, 0

, in quanto all’istante

t

= 0 sta ruotando insieme alla terra, e

accelerazione

g

0

. Il moto avviene nel piano individuato da

v

P

, 0

e

g

0

, la cui intersezione con

la superficie terrestre è indicata in figura 3.15 dalla linea punteggiata;

PP

rappresenta la

traiettoria del punto. La velocità iniziale è tangente a un parallelo, però durante la caduta non

c’è nessun vincolo che tenga il punto su una traiettoria circolare e perciò esso si sposta verso

l’equatore, come è chiaro dalla figura. Inoltre poiché

P

è inizialmente a una distanza

dall’asse di rotazione maggiore di quella di

Q

, esso ha velocità maggiore di

Q

e quindi cade

più a est di

Q

. Correttamente interpretati, questi effetti mettono in evidenza la rotazione ter-

restre.

Un effetto più vistoso a prova della rotazione terrestre è quello mostrato dal

pendolo di

Foucault

. Immaginiamo di fare oscillare un pendolo semplice al polo: il moto è contenuto

nel piano

g

0

,

v

, fisso in un sistema inerziale; però dalla terra, sistema non inerziale, si vede

ruotare il piano di oscillazione del pendolo, a causa della forza di Coriolis. Un giro completo

dura 24 ore. Se il pendolo lasciasse una traccia sul suolo si vedrebbero le linee disegnate in

figura 3.16. Naturalmente l’esperimento è stato eseguito alle nostre latitudini, ma l’effetto è

lo stesso anche se un giro completo viene compiuto in un tempo che dipende dalla latitudine.

È interessante osservare che i primati di lancio del giavellotto o del disco, a parità di con-

dizioni atmosferiche e di attrito dell’aria, sono influenzati in modo non trascurabile dalla

forza centrifuga e di Coriolis.

3.7 Commenti e note

Raccogliamo in questo paragrafo alcuni commenti e delle note che altrimenti avrebbero

appesantito il testo.

Una caratteristica importante di (3.1), (3.4), (3.7) è di essere relazioni vettoriali e quindi

valere intrinsecamente. Però ciascuna si può tradurre in tre relazioni tra le componenti dei

vari vettori in un determinato sistema di riferimento, che deve essere lo stesso per tutti i

termini. Se per esempio si sceglie il sistema

O

tutte le componenti dei termini con l’apice

106

Moti relativi

N

R

a

centr

q

w

Figura 3.13

w

v

– 2

w

×

v

Figura 3.14

P

N

Q

P

S

g

0

v

P, 0

Figura 3.15

Figura 3.16