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Per l’osservatore

O

il punto è in quiete, mentre per quello ruotante

O

' il punto

descrive un moto circolare uniforme, in base a (3.13) e (3.14). Infatti nei due siste-

mi il moto del punto ha queste caratteristiche:

sistema

O

v

= 0 ,

a

= 0

sistema

O

'

v

' = –

w

×

r

,

a

' =

w

×

(

w

×

r

) – 2

w

×

(–

w

×

r

) =

w

×

(

w

×

r

).

Pertanto nel sistema

O

' accelerato il punto descrive una circonferenza in verso con-

trario al moto del disco, con velocità costante in modulo e pari a

w

r

e con accelera-

zione, puramente centripeta, di valore

w

2

r

(in figura 3.10 è mostrata la traiettoria

che è percorsa in senso orario in quanto il disco ruota in senso antiorario). Però

O

'

deve ipotizzare che sul punto agiscono due forze (centrifuga e di Coriolis) le quali,

combinandosi, comunicano al punto l’accelerazione

a

'; resta per

O

' il problema

dell’origine di queste forze.

Leghiamo ora il punto con un filo all’asse di rotazione e diamogli una velocità

di modulo

w

r

in modo tale che ruoti con la stessa velocità del punto del disco su cui

si trova. La situazione è opposta a quella precedente: per

O

il punto descrive un

moto circolare uniforme sotto l’azione della tensione del filo, mentre

O

' vede il

punto fermo,

v

' = 0 e

a

' = 0; tutto ciò è in accordo con (3.13) e (3.14). Però

O

'

osserva pure che il filo è teso malgrado il punto sia fermo e quindi è costretto a sup-

porre che sul punto agisca una forza diretta verso l’esterno, che chiama forza cen-

trifuga, bilanciata dalla tensione del filo.

Per verificare la sua ipotesi

O

' traccia un segno radiale sul disco e recide il lega-

me tra il punto e l’origine degli assi, immaginando di vedere il punto allontanarsi

radialmente sotto l’azione della forza centrifuga, in quanto è stata annullata la forza

esercitata dal filo. In effetti

O

' osserva ora un moto del punto materiale, però lungo

una traiettoria curvilinea, e deve quindi ammettere, come già fatto per il primo

esempio, che sui punti in moto nel suo sistema di riferimento (

v

'

0) agisca un’altra

forza che non si manifesta quando sono in quiete; si tratta precisamente della forza

di Coriolis. È chiaro che

O

dà un’altra interpretazione dell’ultima fase dell’esperi-

mento, cioè dopo il taglio del filo. Infatti nel sistema inerziale il punto materiale

all’istante in cui viene lasciato libero inizia a muoversi di moto rettilineo uniforme

con direzione tangente alla circonferenza nella posizione in cui avviene il distacco

dal vincolo (filo). Le accelerazioni nei due sistemi sono:

a

= 0 ,

a

'

=

w

×

(

w

×

r

) – 2

w

×

v

' .

Il problema che si presenta ad

O

' è sempre la comprensione dell’origine della forza

centrifuga e di quella di Coriolis.

La figura 3.11 mostra le posizioni del punto libero viste dai due osservatori

negli istanti zero,

T/

12,

T

/6,

T

/4 se

T

è il periodo di rotazione del disco, ovvero del

sistema non inerziale.

Riprendiamo ora in esame il problema del

pendolo conico

, discusso nel terzo e-

sempio del paragrafo 2.13, considerando un sistema con origine sull’asse verticale e

ruotante con la stessa velocità angolare del pendolo. In questo sistema, non inerziale,

il pendolo è immobile e forma con la verticale l’angolo

q

tale che tg

q

=

w

2

r

/

g

. Siamo

in una situazione di equilibrio statico, che necessita l’introduzione di una forza che

bilanci la risultante della tensione del filo e del peso. Tale forza è la forza centrifuga,

che esiste solo in questo sistema, e vale

F

centr

= –

m g

tg

q

u

N

= –

m

w

2

r

u

N

;

u

N

è un ver-

sore orizzontale diretto verso l’asse attorno a cui ruota il pendolo.

Notiamo che se il moto di trascinamento è rotatorio, uniforme o vario, è sem-

pre

a

t

0 e quindi non può mai sussistere l’eguaglianza

a

=

a

'. Non esiste cioè

l’analogo rotatorio della relatività galileiana: in un sistema rotante è sempre possi-

bile mettere in evidenza la rotazione (e più in generale in un sistema non inerziale

l’accelerazione

a

t

), cioè accorgersi di essere in movimento.

Moto di trascinamento rotatorio uniforme

103

w

w

×

r

1

w

×

(

w

×

r

)

2 –

w

×

(

w

×

r

)

r

O

1

2

Figura 3.10