Previous Page  28 / 36 Next Page
Basic version Information
Show Menu
Previous Page 28 / 36 Next Page
Page Background

440

Parte Terza

Teorie educative e pratiche didattiche

www.

edises

.it

no sorgere l’idea di un quadrilatero. Gli uomini che, invece, vivono in ambienti

naturali, privi di spigoli, come quelli delle società tribali, non organizzano le

informazioni visive alla stregua dell’uomo occidentale, di conseguenza non uni-

scono punti disgiunti in figure geometriche.

Le

illusioni ottiche

rappresentano inganni percettivi, prodotti dalla mancata abi-

tudine a organizzare certi dati visivi. Gli esiti di

ricerche

condotte

su ciechi

hanno

confermato l’ipotesi gestaltista secondo cui la percezione è il risultato di un’attivi-

tà organizzatrice della mente, che ha inizio al momento della nascita e prosegue

durante le fasi evolutive, nell’interazione con l’ambiente. Alcuni soggetti nati non

vedenti sono stati sottoposti a operazione al fine di acquistare la vista, ma l’esito

dell’esperimento è risultato negativo: i soggetti, che non avevano iniziato l’attività

percettiva al momento della nascita, si sono ritrovati a registrare dati visivi privi di

forma, perciò di significato.

Bruner

ha ripreso gli esiti della ricerca gestaltista nella sua pedagogia, focaliz-

zando l’attenzione sul

ruolo

dell’

ambiente

nello

sviluppo cognitivo

. Inoltre, si è

avvalso dei risultati delle indagini condotte da Piaget e da Dewey, ma ne ha preso

in parte le distanze.

Per quanto riguarda

Dewey

, la

critica

principale di Bruner consiste nel negare la

piena fiducia che il suo compatriota aveva nel perpetuarsi della democrazia e nel

progresso tecnologico. L’avvento dei regimi totalitari aveva messo in discussione

l’idea di un’armonia definitivamente raggiunta tra individuo e società, mentre la

scomparsa delle differenze sociali che sarebbe dovuta seguire al progresso tecno-

logico si rivelava una chimera.

Secondo Bruner, data l’instabilità della realtà sociale, la

scuola

:

>

deve offrire

visioni del mondo molteplici e differenti

e spingere l’alunno ad

esplorarle;

>

deve introdurre

esperienze nuove

e non necessariamente in continuità con

quelle precedenti;

>

deve

organizzare in maniera programmatica

le proprie finalità educative e i pro-

pri obiettivi;

>

deve inoltre

educare alla socialità

, ma attraverso la formazione di organismi

collettivi, che favoriscano un’interazione regolata tra le parti.

Per quanto riguarda Piaget, Bruner, pur prendendo atto della validità degli esiti

della sua ricerca, ritiene che il pedagogista svizzero non abbia focalizzato abba-

stanza l’attenzione sull’ambiente e sui modi attraverso cui può condizionare lo

sviluppo delle età evolutive.

La

scuola

, in quanto ambiente di apprendimento, deve

promuovere un’azione

programmata

volta a

potenziare

lo

sviluppo delle età evolutive

, anziché limitarsi

ad assecondarlo. Inoltre, essa deve essere in grado di intervenire tempestivamen-

te e in maniera appropriata nei casi in cui lo sviluppo mentale sia frenato e non

agevolato dalle caratteristiche dell’ambiente sociale in cui ha luogo.

Le riflessioni di Bruner conducono a una

riforma delle finalità

e

degli obiettivi

educativi

. Lo psico

-

pedagogista statunitense torna a porre l’accento sui

contenuti

,

promuovendo interventi educativi volti ad

incentivare

le

eccellenze

e a offrire un

vasto repertorio di discipline a tutte le età.