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Parte Terza

Teorie educative e pratiche didattiche

www.

edises

.it

Di questo insieme di discipline la pedagogia continua a essere parte integrante e

dispositivo di controllo riflessivo

, distinguendosi attraverso un lungo e graduale

processo di ricerca e sistematizzazione di

un proprio statuto epistemologico

, attra-

verso la definizione di elementi peculiari come un oggetto di studio specifico, di un

lessico caratterizzante

, di una

propria metodologia

, di una propria

specifica voca-

zione teorico-pratica

.

La pedagogia si caratterizza come la

disciplina scientifica

che riflette criticamente

sui processi educativi e formativi, in un confronto circolare e mai interrotto tra teo-

ria e prassi e in una tensione sempre viva verso una meta (l’utopia), che è obiettivo

cui deve tendere la società.

Quello di definizione del proprio statuto epistemologico è stato, in realtà, un proces-

so graduale e in continuo divenire, che ha attraversato fino a oggi alcune tappe cru-

ciali e momenti di profonda revisione, come è naturale che accada per una scienza

che si connota per una forte progettualità sociale.

Particolarmente significativa e foriera di cambiamenti è stata la fase di autocritica, di

ripensamento e revisione della propria identità che la pedagogia ha attraversato nel

secondo Novecento e che si è protratta fino agli

anni Novanta

.

In questo periodo storico, la fine della Seconda guerra mondiale e dei totalitarismi

pone l’uomo occidentale, e in particolare il pedagogista, di fronte alla necessità da

un lato di spiegare gli orrori del Novecento e di elaborare una visione che spieghi,

concili e dia un senso ai tanti volti di un secolo così ricco di avvenimenti, dall’altro

di trovare una strada nuova affinché nel cammino della civiltà tali orrori non siano

più replicati.

La pedagogia, in quanto

scienza progettuale

e non semplicemente analitica, svol-

ge un ruolo privilegiato in questo compito di costruzione di una società che vuole

tendere

verso un modello nuovo

, e deve raccogliere, per farlo, i cocci dei modelli

educativi ottocenteschi che, fondandosi sulle idee-ideali di nazione e patria, hanno

lasciato via libera allo sviluppo dell’imperialismo, all’esplodere dei conflitti mondiali

e all’affermazione dei regimi totalitari.

Nella delicata fase storica del secondo dopoguerra si manifesta il concreto agire di

un’utopia sulla progettualità della società. La

nascita delle Nazioni Unite

, i primi

dibattiti sui

diritti universali dell’uomo e del bambino

sono la testimonianza di un’u-

topia che ancora oggi agisce come tale, ossia come non-luogo, come non-realizzato

verso cui tendere:

una convivenza interplanetaria pacifica, costruita e alimentata

con il contributo di tutte le culture

.

Utopia

che per conservare la propria forza co-

struttiva deve restare sempre limite verso cui tendere e mai considerarsi traguardo

raggiunto e compiuto.

Anche per la pedagogia, dunque, l’utopia è elemento necessario, modello, tensione,

spinta verso qualcosa di auspicabile, ed è qualcosa di dinamico, che muta con il

mutare dei tempi e della società, e cambia quando il progetto formativo realizzato

le si avvicina troppo: muta nel senso che sposta in avanti il traguardo per tendere a

qualcosa di sempre più elevato.

Per raggiungere un obiettivo elevato la società ha bisogno della scienza della for-

mazione, capace di offrire agli individui che la compongono (e che sono soggetti in

perpetua formazione), i percorsi per realizzare se stessi, le relazioni con gli altri, la

società stessa.