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446

Parte Terza

Teorie educative e pratiche didattiche

www.

edises

.it

tà mentale”

e

“follia”

: la sanità mentale esclude la follia e viceversa. Eppure sono

sempre più frequenti le notizie di gesti folli compiuti da persone catalogate fino a

quel momento come persone mentalmente sane. L’uomo, secondo Morin, è

folle-

savio

,

sapiens-demens

. A seconda delle circostanze ne emergono uno o più aspetti.

Ciò vuol dire che la

personalità non

è

unica

e

cristallizzata

,

ma poliedrica

e

mutevole

. Il filosofo francese ricorda a tal proposito

Uno, nessuno e centomila

di

Pirandello e si richiama all’immagine del

piccolo funzionario sottomesso di fronte al

capoufficio che, invece, a casa è un arrogante tiranno

.

Nelle

persone

cosiddette

normali

” esiste una

personalità dominante

e le

altre

emergono occasionalmente

, per cui è possibile individuare alcuni tratti distintivi

dell’identità. Tale individuazione consente di inserire il comportamento dei soggetti

nella sfera del probabilismo: “

conoscendo Tizio è probabile che in quel contesto si comporti in

questo modo, probabile ma non certo

”.

Negli individui

schizofrenici manca

la

prevalenza di un tratto distintivo

, per cui

non è possibile prevedere neanche in chiave probabilistica il loro comportamento.

Dato che il mondo umano è biologico, psichico e sociale insieme, per avvicinarsi

alla sua complessità, pur ammettendo che si tratterà sempre di una conoscenza con-

traddistinta da incompletezza e incertezza, bisogna

aspirare ad abbracciare

questo

mondo

nella sua

globalità

,

attraverso un

approccio multidimensionale

.

Il sapere parcellizzato e specializzato impedisce un approccio reale alla complessità.

Secondo Morin, ci sono

tre principi

che possono aiutarci a pensare la complessità:

1. principio

dialogico

mantiene la dualità all’interno dell’unità, associando due

termini complementari e insieme antagonisti;

2. principio del

ricorso di organizzazione

esistono processi ricorsivi in cui le cau-

se sono allo stesso tempo effetti, e gli effetti sono allo stesso tempo cause;

3. principio

ologrammatico

afferma che la parte è nel tutto e il tutto è nella parte

(si pensi a tal proposito all’immagine frattale, ad es. al cavolo).

Questi tre principi rappresentano il faro attraverso il quale poter pensare ad una

realtà multidimensionale. Essi servono in sostanza a riunificare diverse conoscenze

in una dimensione globale.

La

multidimensionalità

della

conoscenza

rappresenta, secondo Morin, l’

obiettivo

a

cui mirare

per occuparsi

dell’

uomo

e del

mondo

.

Il caos in cui il mondo si trova catapultato, i problemi climatici ed ambientali, i focolai

di guerra che pullulano ovunque, le crescenti disuguaglianze, le intolleranze, il dominio

dell’economia e della tecnica su tutto, in nome del neoliberismo imperante, la globaliz-

zazione, cioè l’estensione dell’economia neoliberista in tutto il mondo, sono problemi

urgenti, dai quali emerge che è in pericolo l’avvenire dell’umanità. Questi problemi sono

interconnessi e accomunano la condizione umana di tutto il globo. Ciò vuol dire che l’

u-

manità

si pone di fronte ad un

destino comune

. Il carattere problematico del contesto

sociale, economico, ecologico, culturale ci pone di fronte alla probabilità di un futuro

catastrofico. Secondo Morin, bisogna, oggi, rimboccarsi le maniche per evitare che acca-

da ciò che è probabile (caos, ingiustizie e catastrofi ambientali) e per fare in modo che

accada ciò che è improbabile (ritorno alla pace; vittoria della democrazia sulle dittature;

rispetto dell’ambiente; cooperazione e solidarietà…).