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Parte Terza
Teorie educative e pratiche didattiche
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una società dominata dalla
tecnica
e dallo
spirito di iniziativa
, ma che non è
ancora supportata da una buona istituzione scolastica.
La scuola va riformata, dunque, con lo scopo di favorire il progresso.
Da qui la caratterizzazione di
nuovi piani di studio
e
di
nuove metodologie edu-
cative
. Le materie astratte, statiche e prive di utilità pratica vanno eliminate: esse
rappresentano un’inutile perdita di tempo.
Vanno, invece, mantenute tutte le discipline che scaturiscono dagli
interessi con-
creti degli alunni
.
Secondo Dewey gli interessi sono di
quattro tipologie
:
>
l’interesse alla
comunicazione
, da cui lo studio della Lingua e del Disegno;
>
l’interesse per la
scoperta di oggetti
, da cui lo studio della Storia e della Geo-
grafia;
>
l’interesse per la
fabbricazione di oggetti
, da cui lo studio delle attività tecniche;
>
l’interesse per l’
espressione estetica
, da cui lo studio delle arti.
Tutte le discipline vanno insegnate agendo: l’
apprendimento
si realizza attraverso
il
fare
. La scuola deve insegnare ad
agire nella società
, di conseguenza, le discipline
non vanno insegnate in maniera sterile e astratta. Gli eventi, le situazioni problema-
tiche, le esperienze della quotidianità devono essere lo spunto per l’insegnamento di
ogni disciplina che, in questo modo, diventa uno strumento finalizzato a una mag-
giore comprensione della realtà. Dewey, inoltre, sottolinea l’importanza dell’
insegna-
mento per presentazione di problemi
, che oggi chiamiamo metodologia del
problem solving.
Sapersi muovere nella realtà contemporanea vuol dire essere in grado di affrontare
problemi. La presentazione di una questione, sotto forma di
problema da risolvere
,
anziché sotto forma di evento inscatolato, compiuto e acritico, consente di acquisire
un
modo di procedere
, che tornerà
utile nella vita
.
Porsi di fronte ad un problema vuol dire passare per le seguenti fasi:
>
posizione del problema
, che consiste nel riconoscere la situazione problematica
e cercare di individuarne le caratteristiche;
>
formulazione di ipotesi
, che vuol dire ricercare ulteriori dati utili alla risoluzio-
ne del problema, ricorrendo a libri o altre fonti, che consentano la formulazio-
ne di ipotesi risolutive;
>
situazione integrata
, che consiste nel verificare la validità delle ipotesi attraverso
un’applicazione concreta di esse al problema.
È chiaro che Dewey ha preso spunto dal metodo scientifico per l’elaborazione del
proprio pensiero, ma è anche chiaro che è stato il primo in grado di trasferire in
maniera efficace nel sociale e nella quotidianità un procedimento che fino a quel
momento aveva caratterizzato soltanto la ricerca scientifica. Il procedimento in-
trodotto dal pedagogista, inoltre, consente di ancorare la ricerca a interessi reali.
Tale ricerca assumerà le caratteristiche del
gioco
nei bambini e quelle del
lavoro
negli adolescenti, in linea con quanto evinto dai risultati degli studi nell’ambito
della psicologia evolutiva. Ma Dewey non si limita a dividere gli alunni in base a
fasce d’età, egli sottolinea che la scuola deve adeguarsi alle esigenze dei singoli
alunni, attivando
percorsi individualizzati
, finalizzati alla
valorizzazione dei sin-
goli
ma
a vantaggio di tutti
. La
diversità
, infatti, va promossa come valore di cui