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438

Parte Terza

Teorie educative e pratiche didattiche

www.

edises

.it

una società dominata dalla

tecnica

e dallo

spirito di iniziativa

, ma che non è

ancora supportata da una buona istituzione scolastica.

La scuola va riformata, dunque, con lo scopo di favorire il progresso.

Da qui la caratterizzazione di

nuovi piani di studio

e

di

nuove metodologie edu-

cative

. Le materie astratte, statiche e prive di utilità pratica vanno eliminate: esse

rappresentano un’inutile perdita di tempo.

Vanno, invece, mantenute tutte le discipline che scaturiscono dagli

interessi con-

creti degli alunni

.

Secondo Dewey gli interessi sono di

quattro tipologie

:

>

l’interesse alla

comunicazione

, da cui lo studio della Lingua e del Disegno;

>

l’interesse per la

scoperta di oggetti

, da cui lo studio della Storia e della Geo-

grafia;

>

l’interesse per la

fabbricazione di oggetti

, da cui lo studio delle attività tecniche;

>

l’interesse per l’

espressione estetica

, da cui lo studio delle arti.

Tutte le discipline vanno insegnate agendo: l’

apprendimento

si realizza attraverso

il

fare

. La scuola deve insegnare ad

agire nella società

, di conseguenza, le discipline

non vanno insegnate in maniera sterile e astratta. Gli eventi, le situazioni problema-

tiche, le esperienze della quotidianità devono essere lo spunto per l’insegnamento di

ogni disciplina che, in questo modo, diventa uno strumento finalizzato a una mag-

giore comprensione della realtà. Dewey, inoltre, sottolinea l’importanza dell’

insegna-

mento per presentazione di problemi

, che oggi chiamiamo metodologia del

problem solving.

Sapersi muovere nella realtà contemporanea vuol dire essere in grado di affrontare

problemi. La presentazione di una questione, sotto forma di

problema da risolvere

,

anziché sotto forma di evento inscatolato, compiuto e acritico, consente di acquisire

un

modo di procedere

, che tornerà

utile nella vita

.

Porsi di fronte ad un problema vuol dire passare per le seguenti fasi:

>

posizione del problema

, che consiste nel riconoscere la situazione problematica

e cercare di individuarne le caratteristiche;

>

formulazione di ipotesi

, che vuol dire ricercare ulteriori dati utili alla risoluzio-

ne del problema, ricorrendo a libri o altre fonti, che consentano la formulazio-

ne di ipotesi risolutive;

>

situazione integrata

, che consiste nel verificare la validità delle ipotesi attraverso

un’applicazione concreta di esse al problema.

È chiaro che Dewey ha preso spunto dal metodo scientifico per l’elaborazione del

proprio pensiero, ma è anche chiaro che è stato il primo in grado di trasferire in

maniera efficace nel sociale e nella quotidianità un procedimento che fino a quel

momento aveva caratterizzato soltanto la ricerca scientifica. Il procedimento in-

trodotto dal pedagogista, inoltre, consente di ancorare la ricerca a interessi reali.

Tale ricerca assumerà le caratteristiche del

gioco

nei bambini e quelle del

lavoro

negli adolescenti, in linea con quanto evinto dai risultati degli studi nell’ambito

della psicologia evolutiva. Ma Dewey non si limita a dividere gli alunni in base a

fasce d’età, egli sottolinea che la scuola deve adeguarsi alle esigenze dei singoli

alunni, attivando

percorsi individualizzati

, finalizzati alla

valorizzazione dei sin-

goli

ma

a vantaggio di tutti

. La

diversità

, infatti, va promossa come valore di cui