

Capitolo 2
Le forme della comunicazione interpersonale
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2.6
La leadership e le tre modalità di comunicazione
Il saper comunicare in modo verbale, paraverbale e non verbale è una carat-
teristica essenziale del
leader
. In linea di massima, sintetizzando, possiamo
sostenere che molti studiosi considerano le seguenti qualità come strettamente
necessarie per un buon leader:
>
l’
empatia
, ossia la capacità di entrare in contatto con gli altri, di riuscire a
decodificare i bisogni dei nostri interlocutori nell’atto di comunicazione. Per
ottenere questo risultato è necessario cogliere tutte le loro forme di comunica-
zione, in primis quelle paraverbali e non verbali che, come abbiamo visto gra-
zie al lavoro di Albert Mehrabian, esprimono maggiormente lo stato d’animo;
>
la
capacità di motivare
, che
è una diretta conseguenza delle qualità empa-
tiche del leader. Quando riesce a comprendere i bisogni degli altri, infatti, il
leader è in grado di stimolare i propri interlocutori nel modo più appropriato
riuscendo ad accrescere la loro motivazione. Anche in questo caso è neces-
sario che il leader si rivolga agli interlocutori tramite una modalità di comu-
nicazione chiara ed efficace. Ancora una volta occorre sfruttare tutti i canali
comunicativi, non solo verbali ma anche non verbali e paraverbali;
>
la
gestione dei conflitti
, interpersonali e di gruppo, è un’altra capacità di
cui i leader devono farsi forti. Essa nasce a sua volta dalla capacità di comu-
nicare in modo appropriato con i propri interlocutori. La creazione di buoni
rapporti interpersonali, infatti, e il supporto alla coesione del gruppo, sono tra
gli elementi più importanti che un buon leader deve saper veicolare tramite il
proprio operato e la propria modalità comunicativa.
2.7
L’ascolto attivo e la comunicazione efficace
Per comunicare nel migliore dei modi bisogna non soltanto sapersi porre nel
ruolo di emittente ma anche in quello di destinatario, predisponendo la propria
persona all’ascolto in maniera quanto più efficace possibile. Di questa dimen-
sione si è occupato lo psicologo statunitense Carl Rogers (1902-1987), il quale ha
introdotto un nuovo approccio di ascolto in psicologia conosciuto come “terapia
centrata sul cliente
”
3
. Tale approccio serve da base per la definizione della
pratica di ascolto del counsellor tramite l’empatia: “Sentire il mondo del cliente
‘come se’ fosse nostro, senza però mai perdere questa qualità del ‘come se’, que-
sta è empatia; sentire l’ira, la paura, il turbamento del cliente, come se fossero
nostri, senza però aggiungervi la nostra ira, il nostro turbamento, questa è la
condizione che tentiamo di descrivere”
4
.
Uno degli allievi più importanti di Rogers è stato Thomas Gordon (1918-2002),
il quale ha diffuso le idee del suo maestro, parlando nella sua opera di
ascolto
attivo
e di
messaggio-io
e individuando le modalità di comunicazione efficace
3
C.
r
oGErs
,
La terapia centrata-sul-cliente
, Giunti, Milano, 2013.
4
Ibidem
, p. 57.