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Capitolo 2

Le forme della comunicazione interpersonale

35

www.

edises

.it

2.6

La leadership e le tre modalità di comunicazione

Il saper comunicare in modo verbale, paraverbale e non verbale è una carat-

teristica essenziale del

leader

. In linea di massima, sintetizzando, possiamo

sostenere che molti studiosi considerano le seguenti qualità come strettamente

necessarie per un buon leader:

>

l’

empatia

, ossia la capacità di entrare in contatto con gli altri, di riuscire a

decodificare i bisogni dei nostri interlocutori nell’atto di comunicazione. Per

ottenere questo risultato è necessario cogliere tutte le loro forme di comunica-

zione, in primis quelle paraverbali e non verbali che, come abbiamo visto gra-

zie al lavoro di Albert Mehrabian, esprimono maggiormente lo stato d’animo;

>

la

capacità di motivare

, che

è una diretta conseguenza delle qualità empa-

tiche del leader. Quando riesce a comprendere i bisogni degli altri, infatti, il

leader è in grado di stimolare i propri interlocutori nel modo più appropriato

riuscendo ad accrescere la loro motivazione. Anche in questo caso è neces-

sario che il leader si rivolga agli interlocutori tramite una modalità di comu-

nicazione chiara ed efficace. Ancora una volta occorre sfruttare tutti i canali

comunicativi, non solo verbali ma anche non verbali e paraverbali;

>

la

gestione dei conflitti

, interpersonali e di gruppo, è un’altra capacità di

cui i leader devono farsi forti. Essa nasce a sua volta dalla capacità di comu-

nicare in modo appropriato con i propri interlocutori. La creazione di buoni

rapporti interpersonali, infatti, e il supporto alla coesione del gruppo, sono tra

gli elementi più importanti che un buon leader deve saper veicolare tramite il

proprio operato e la propria modalità comunicativa.

2.7

L’ascolto attivo e la comunicazione efficace

Per comunicare nel migliore dei modi bisogna non soltanto sapersi porre nel

ruolo di emittente ma anche in quello di destinatario, predisponendo la propria

persona all’ascolto in maniera quanto più efficace possibile. Di questa dimen-

sione si è occupato lo psicologo statunitense Carl Rogers (1902-1987), il quale ha

introdotto un nuovo approccio di ascolto in psicologia conosciuto come “terapia

centrata sul cliente

3

. Tale approccio serve da base per la definizione della

pratica di ascolto del counsellor tramite l’empatia: “Sentire il mondo del cliente

‘come se’ fosse nostro, senza però mai perdere questa qualità del ‘come se’, que-

sta è empatia; sentire l’ira, la paura, il turbamento del cliente, come se fossero

nostri, senza però aggiungervi la nostra ira, il nostro turbamento, questa è la

condizione che tentiamo di descrivere”

4

.

Uno degli allievi più importanti di Rogers è stato Thomas Gordon (1918-2002),

il quale ha diffuso le idee del suo maestro, parlando nella sua opera di

ascolto

attivo

e di

messaggio-io

e individuando le modalità di comunicazione efficace

3

C.

r

oGErs

,

La terapia centrata-sul-cliente

, Giunti, Milano, 2013.

4

Ibidem

, p. 57.