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La prova di inglese nella scuola primaria
ai bambini stranieri presenti nelle classi della scuola primaria). Nel tentativo
di esprimersi, il bambino usa inconsapevolmente strutture, pronunce o un
lessico mutuato dalle sue conoscenze linguistiche ed è più che apprezzabile
lo sforzo per mantenere un livello comunicativo almeno accettabile. Sebbene
debba essere guidato passo dopo passo, l’alunno va comunque sollecitato a
vivere l’esperienza scolastica e l’apprendimento in modo responsabile, nel
rispetto dei suoi ritmi e dei tempi di maturazione della personalità. Un erro-
re significativo (nella comunicazione linguistica un errore che impedisce la
comprensione di un messaggio) va corretto, ma in modo blando, quasi fosse
un suggerimento o un’indicazione per un modo alternativo di esprimersi,
senza ricorrere a penalizzazioni che mortificano l’alunno e senza suscitare
sensi di colpa o di vergogna. L’errore non deve penalizzare la persona. Va
visto in relazione alla prova, alla
performance
, non deve mettere in discussione
la persona o costituire un giudizio valoriale sull’individuo che lo commette.
L’alunno imparerà a correggersi per imitazione e con naturalezza passando
da un codice errato a uno accettabile senza traumi con la continua e reiterata
esposizione alle strutture, alle pronunce e agli enunciati corretti. Ugualmen-
te il docente si soffermerà a parlare con il bambino, sarà pronto ad ascoltare
le sue difficoltà e a incoraggiarlo, suggerendo un modo diverso di lavorare,
più consono al suo stile di apprendimento. Nel corso di una riflessione sugli
esiti di un compito assegnato (prevalentemente orale, ma anche scritto) è
certamente possibile guidare l’alunno a scoprire quali sono stati i punti di de-
bolezza (“non mi ricordavo come si diceva/come si scriveva…”; “non sapevo
come pronunciare...”; “mi ero dimenticato di rileggere il quaderno e il libro
e di ascoltare il CD”) e a pensare a come risolvere il problema (“secondo te,
ti servirebbe ascoltare tante volte il CD, per imparare bene la pronuncia?”;
“posso ascoltare o leggere i vocaboli tante volte e poi ripeterli a mia mam-
ma”…). In genere l’alunno ha una grande fiducia nell’insegnante e, se si
sente sostenuto nei suoi sforzi, se vede che sono apprezzati, accetta volentieri
di operare nel modo suggerito e dimostrare di essere in grado di fare una
buona prestazione in futuro.
Non si può parlare assolutamente di “auto-valutazione”, ma certamente di
tentativi di
co-valutazione
, di cui si avvarrà sempre di più nel suo futuro di ap-
prendente. Non si sente frustrato perché ha avuto un brutto voto o perché è
stato rimproverato, bensì il dialogo con l’insegnante e la “negoziazione” ha su
di lui un effetto motivante. Si tratta di un recupero individualizzato, finalizzato
a raggiungere un piccolo obiettivo. La politica dei piccoli passi ha più proba-
bilità di risultare vincente. Inoltre, i risultati positivi, in un certo senso, sono
ancora più visibili nei piccoli apprendenti nel breve periodo, perché a livello
elementare spesso entra in gioco una sola abilità, inserita in un contesto mol-
to semplice, e quindi è più facile porre rimedio alle carenze evidenziate. Gli
insegnanti delle scuole primarie che adottano un
Portfolio
(di cui tratteremo
nel prossimo paragrafo) possono inserire pagine in cui il bambino, da solo o
insieme alla maestra, rifletta sugli esiti di una prova. Una scheda semplicissima
potrebbe essere quella proposta di seguito.