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Capitolo

1

 Verso la scuola di domani 

13

ad A1. Ciò non esclude che si possa, con classi particolarmente motivate e con

una buona dotazione di risorse, raggiungere qualcosa di più, identificabile nel

sottolivello A1+ o anche il livello A2, nel caso di specifiche sperimentazioni

17

.

Ciò conferma il carattere flessibile del QCER. I livelli sono descritti in termini

molto generali, universali, non legati a un contesto, in modo che si adattino a

ogni situazione nei diversi ambiti sociali (chiamati

domini

), ma, ai fini di una

misurazione il più possibile aderente alla realtà, essi devono essere ritagliati e

riformulati “su misura” per il singolo utente. Poiché si riferiscono ad abilità, i

descrittori sono espressi in termini di “saper fare” (

can do

)

18

. Ribadiamo che

per essere comprensibili a tutti e per non dare adito a fraintendimenti, i de-

scrittori usano un linguaggio molto semplice, quanto a struttura e lessico. Ove

possibile i livelli di riferimento sono integrati da altre griglie che descrivono gli

aspetti

qualitativi

dell’uso della lingua. Ad esempio, con riferimento alla lingua

parlata, è a disposizione un’ulteriore griglia che descrive, per ogni livello, non

solo a che livello si sappia usare la lingua, ma “quanto bene” la si sappia usare

tenendo conto di altri aspetti quali: l’accuratezza, la scioltezza, l’estensione e

la ricchezza della lingua, la coerenza e la capacità di usare la lingua per inte-

ragire (non solo porre domande e saper rispondere, ma saper iniziare una

conversazione, intervenire in una già in corso, sospenderla e riprenderla....)

19

.

Veniamo ora al confronto fra la scala globale dei livelli e quella, emanazione

della prima, usata anche per l’auto-valutazione

20

. Confrontando i descrittori si

comprende immediatamente la coerenza interna al progetto: dall’universale si

scende sempre più verso il particolare. Ora vogliamo portare il lettore a notare

alcuni aspetti che li distinguono e indicano la loro complementarietà. Dalla

formulazione in termini generali di un descrittore, in modo tale che si addica a

qualunque apprendente, si procede a declinarlo in termini sempre più concre-

ti, affinché lo si possa applicare all’esperienza individuale del singolo appren-

dente. L’espressione riferita all’acquisizione di una abilità “

saper

fare/

can do

viene coniugata in “

so

fare/

I

can

do

”. L’autodidatta, l’apprendente adulto, il

docente, il docente in collaborazione con l’alunno hanno la possibilità anche

di costruire una propria griglia con descrittori da loro formulati

ad hoc

per

misurare il proprio progresso, una tipologia di prova o perfino una singola

per-

formance

. Potremmo dire che la scala globale serve all’apprendente e/o al do-

cente per definire la finalità dell’azione didattica, la griglia di auto-valutazione

17

Citiamo come esempio la sperimentazione

Bilingual Education, Italy

– Insegnamento

Bilingue, Italia (B.E.I-I.B.I) attivo in alcune scuole primarie e che presenta le seguenti

caratteristiche: a) i docenti devono essere in possesso di competenze di Livello B2; b) la

quantità minima di ore curricolari dedicate all’inglese è pari al 25% del tempo settimana-

le disponibile; c) qualsiasi materia può essere insegnata in inglese; d)le abilità di lettura

e scrittura in inglese (alfabetizzazione) iniziano sin dalla classe prima per consentire ai

bambini di acquisirle al meglio. Il progetto pilota si concluderà nell’a.s. 2014/15.

18

Cfr. QCER, capitolo 3.3, Tabella 1.

19

Cfr. QCER, capitolo 3.4, Tabella 3.

20

Si veda il paragrafo 1.3.2.