

Capitolo
1
Verso la scuola di domani
9
etici e morali ecc., indispensabili per creare o meno legami di amicizia, affetto,
collaborazione. Un docente di scuola primaria potrebbe sollevare due obiezio-
ni: 1) questo modo di intendere le competenze è totalmente inadeguato alle
capacità intellettive e operative di bambini di sei-dieci anni; 2) gli alunni della
scuola primaria non hanno occasioni di incontro e di relazione con persone di
altre culture e, nei rari casi in cui ciò avviene, non hanno la capacità di cogliere
i valori socio-culturali diversi.
Nel primo caso occorre sgombrare il campo da un fraintendimento su cui si
basano i detrattori del QCER. Le competenze non si riferiscono solo ai livelli
più alti
13
. Ogni livello, anche A1, il livello minimo, prevede una serie di com-
petenze e di abilità, in base alle effettive capacità dell’apprendente e ai suoi
bisogni formativi
. Anche nell’esaminare la posizione di un apprendente adul-
to, l’obiettivo è formulato, non in base al raggiungimento del più alto livello
possibile, ma in base al livello che oggettivamente gli serve. Facciamo alcuni
esempi chiarificatori: nella scuola secondaria di primo/secondo grado in gene-
re si studiano due lingue con un monte ore diverso. Il docente della seconda
lingua straniera (cui si dedicano meno ore) non deve rifiutarsi di ricorrere al
QCER “poiché i miei studenti non raggiungeranno mai un livello B2”. Ciò è
ben comprensibile e nessuno può richiederlo, ma gli apprendenti potranno si-
curamente raggiungere un livello A2, sufficiente per comunicare in lingua per
soddisfare i loro bisogni primari (salutare, presentarsi, chiedere indicazioni
stradali, pranzare e ottenere un alloggio, parlare dei propri interessi e così via).
Analogamente un apprendente adulto, che affronta lo studio di una lingua
straniera per scopi lavorativi, non dovrà necessariamente fare uno sforzo sovru-
mano per saper sostenere un dibattito a livello politico o scientifico in lingua o
leggere una rivista specializzata. I suoi bisogni si limitano a saper intrattenere
relazioni collaborative con colleghi in ambito lavorativo. Con bambini della
scuola primaria ci si porrà come obiettivo la
familiarizzazione
con una lingua
diversa, in termini di fonologia, lessico e semplici frasi comunicative (livelli
A1/A1+). Per quanto riguarda la seconda osservazione, si ritiene che prima
si offrono occasioni di variazioni rispetto al mondo ristretto del giovane ap-
prendente, più si allargano gli orizzonti dell’individuo che accetta la diversità
come qualcosa di naturale. La mobilità, i flussi migratori, le vacanze in diverse
nazioni, l’ospitalità di colleghi stranieri e delle loro famiglie, le stesse classi
multiculturali oggi offrono tante occasioni in cui il bambino si trova a intera-
gire con bambini (e non solo) di altre nazionalità, oppure si trova di fronte ad
abitudini e consuetudini che gli erano sconosciute. Affrontarle con serenità e
naturalezza l’aiuta a percepire le varietà culturali, ad accettarle e anche a farle
proprie, se del caso. Certo non si terranno lezioni sul significato di intercultu-
13
Il QCER, come è noto, descrive le abilità e le competenze in tre livelli (da A a C, in ordi-
ne crescente, dal più basso al più alto, a loro volta suddivisi ciascuno in due sottolivelli. Il
livello “base” comprende un livello elementare A1 e un livello pre-intermedio A2. Il livello
“di autonomia” è suddiviso in livello “soglia” B1 e livello post-intermedio B2. Il terzo livello
“di padronanza” include il livello “avanzato” C1 e il livello “di padronanza della lingua” C2).