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Capitolo

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 Verso la scuola di domani 

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etici e morali ecc., indispensabili per creare o meno legami di amicizia, affetto,

collaborazione. Un docente di scuola primaria potrebbe sollevare due obiezio-

ni: 1) questo modo di intendere le competenze è totalmente inadeguato alle

capacità intellettive e operative di bambini di sei-dieci anni; 2) gli alunni della

scuola primaria non hanno occasioni di incontro e di relazione con persone di

altre culture e, nei rari casi in cui ciò avviene, non hanno la capacità di cogliere

i valori socio-culturali diversi.

Nel primo caso occorre sgombrare il campo da un fraintendimento su cui si

basano i detrattori del QCER. Le competenze non si riferiscono solo ai livelli

più alti

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. Ogni livello, anche A1, il livello minimo, prevede una serie di com-

petenze e di abilità, in base alle effettive capacità dell’apprendente e ai suoi

bisogni formativi

. Anche nell’esaminare la posizione di un apprendente adul-

to, l’obiettivo è formulato, non in base al raggiungimento del più alto livello

possibile, ma in base al livello che oggettivamente gli serve. Facciamo alcuni

esempi chiarificatori: nella scuola secondaria di primo/secondo grado in gene-

re si studiano due lingue con un monte ore diverso. Il docente della seconda

lingua straniera (cui si dedicano meno ore) non deve rifiutarsi di ricorrere al

QCER “poiché i miei studenti non raggiungeranno mai un livello B2”. Ciò è

ben comprensibile e nessuno può richiederlo, ma gli apprendenti potranno si-

curamente raggiungere un livello A2, sufficiente per comunicare in lingua per

soddisfare i loro bisogni primari (salutare, presentarsi, chiedere indicazioni

stradali, pranzare e ottenere un alloggio, parlare dei propri interessi e così via).

Analogamente un apprendente adulto, che affronta lo studio di una lingua

straniera per scopi lavorativi, non dovrà necessariamente fare uno sforzo sovru-

mano per saper sostenere un dibattito a livello politico o scientifico in lingua o

leggere una rivista specializzata. I suoi bisogni si limitano a saper intrattenere

relazioni collaborative con colleghi in ambito lavorativo. Con bambini della

scuola primaria ci si porrà come obiettivo la

familiarizzazione

con una lingua

diversa, in termini di fonologia, lessico e semplici frasi comunicative (livelli

A1/A1+). Per quanto riguarda la seconda osservazione, si ritiene che prima

si offrono occasioni di variazioni rispetto al mondo ristretto del giovane ap-

prendente, più si allargano gli orizzonti dell’individuo che accetta la diversità

come qualcosa di naturale. La mobilità, i flussi migratori, le vacanze in diverse

nazioni, l’ospitalità di colleghi stranieri e delle loro famiglie, le stesse classi

multiculturali oggi offrono tante occasioni in cui il bambino si trova a intera-

gire con bambini (e non solo) di altre nazionalità, oppure si trova di fronte ad

abitudini e consuetudini che gli erano sconosciute. Affrontarle con serenità e

naturalezza l’aiuta a percepire le varietà culturali, ad accettarle e anche a farle

proprie, se del caso. Certo non si terranno lezioni sul significato di intercultu-

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Il QCER, come è noto, descrive le abilità e le competenze in tre livelli (da A a C, in ordi-

ne crescente, dal più basso al più alto, a loro volta suddivisi ciascuno in due sottolivelli. Il

livello “base” comprende un livello elementare A1 e un livello pre-intermedio A2. Il livello

“di autonomia” è suddiviso in livello “soglia” B1 e livello post-intermedio B2. Il terzo livello

“di padronanza” include il livello “avanzato” C1 e il livello “di padronanza della lingua” C2).