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La prova di inglese nella scuola primaria

ralità o di civiltà, il che sarebbe una clamorosa forzatura. Non si dimentichi,

poi, la capacità di osservazione e l’acutezza dei bambini nel notare dettagli che

forse sfuggono agli adulti. Perché non sfruttare queste capacità in positivo?

Non scordiamo che la scuola oggi non solo auspica, ma richiede un atteggia-

mento favorevole a un apprendimento in ottica europea e promuove occasioni

di rapporti scolastici e interpersonali transnazionali, caldeggiando i program-

mi d’azione europei (su questo si veda il Cap. 2). Molte scuole primarie par-

tecipano a scambi di classi o virtuali (i mezzi tecnologici odierni consentono

la conoscenza reciproca anche a distanza, così come il lavoro a più mani con

scambi di materiali per via telematica)

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.

Tornando alla disamina delle caratteristiche del QCER, un ultimo “sapere”

definito “trasversale”, perché entra in gioco nel processo di apprendimento ge-

nerale, comune a tutte le discipline e ai fini dell’acquisizione di ogni tipo di

competenza, è il

saper imparare

, che parte dalla capacità di osservare, analizza-

re, valutare e imitare, di seguire direttive e linee guida per giungere a una par-

tecipazione a nuove esperienze (nel nostro caso linguistiche) in modo sempre

più autonomo e pertinente alla situazione, al contesto e agli individui coinvolti.

È un sapere molto difficile da acquisire negli adolescenti e negli apprendenti

adulti, perché spesso l’apprendente rifiuta di accettare l’idea che per imparare

deve modificare alcune sue abitudini e alcuni suoi atteggiamenti, non accetta la

consapevolezza delle sue carenze, non ammette o cerca di nascondere l’errore,

tende a incolpare gli altri per i suoi insuccessi. Ciò non accade nei bambini,

per i quali imitare e ripetere non è uno sforzo, un’imposizione, ma un gioco

divertente, e seguire i consigli del/la proprio/a “maestro/maestra” è quasi una

regola irrinunciabile. L’insegnante, anche e soprattutto nella scuola primaria,

deve avere la consapevolezza che è suo compito trovare le strategie appropriate

grazie alle quali l’alunno apprende. Il QCER è di grande aiuto con proposte in-

novative. Innanzitutto valorizza ciò che di positivo già esiste nell’apprendente, il

suo sapere e saper fare, le sue potenzialità (come già detto, secondo il proprio

livello), presenta l’errore non come “colpa” di cui vergognarsi e da nasconde-

re, ma come punto di partenza per rimuovere gli ostacoli che rallentano il suo

apprendimento, offre una rosa di abilità di studio (non c’è un solo metodo, ma

ognuno può trovare il suo metodo o ricorrere a più metodi, che meglio si ad-

dicono alla sua personalità e alle sue esigenze formative in un determinato mo-

mento), fa capire che si impara ovunque (non solo a scuola) e da tutti (non solo

dal docente, ma anche dai compagni o da persone che si stimano per esempio),

offre strumenti per verificare e valutare il proprio percorso (con molta cautela,

ma anche nella scuola primaria, si deve guidare il bambino a riconoscere i suoi

punti di forza e le sue debolezze e motivarlo a superare gli ostacoli che incontra

incoraggiandolo e fornendogli

input

positivi in modo “velato”, senza metterlo

alla berlina o puntare il dito sugli errori che commette, bensì ripetendo l’e-

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Sono moltissime le scuole che partecipano al programma Erasmus+: Comenius anche con

mobilità dei piccoli allievi. Enorme sviluppo ha avuto anche la rete

e-Twinning

per favorire

partenariati e gemellaggi fra scuole di vari Paesi europei (si veda il Cap. 2).