

Capitolo 10
Il dolore, la sofferenza e la morte
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tici come la morte di un bambino, una malattia devastante e im-
provvisa, una tragedia della natura.
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Una certa mentalità e cultura, influenzata dalla filosofia positivi-
stica, ritiene, invece, che i limiti dell’uomo siano solo una
illusione
temporanea
e ciò significa che, col tempo e con il progresso, essi
potrebbero essere superati. In particolare, nella società attuale, la
tecnologia diventa tecnocrazia e viene esaltato il primato del fare
e del produrre. “L’uomo tecnologico si ritiene l’assoluto, che può
fare e disfare a suo piacimento; egli pretende di esercitare attiva-
mente e profondamente il suo influsso sulla natura, non più inter-
pretando il reale ma cercando di modificarlo a suo piacimento,
violando e/o violentando la natura stessa. L’uomo, ormai, intervie-
ne sulla natura stessa non solo modificandola a livello profondo,
ma trasformandone gli aspetti genetici”
4
.
La realtà e la storia umana finora hanno smentito questa illusio-
ne nei fatti; ma anche da un punto di vista razionale, sappiamo
che questa opzione non è nelle possibilità concrete dell’uomo. Se
questi potesse superare i limiti esistenziali, sarebbe la perfezione,
sarebbe l’Assoluto.
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Per altri, infine, il limite rappresenta lo
stato naturale
della persona
e, per questo, è possibile attribuire un senso ai limiti, compresi
quelli morali, e trasformare questa imperfezione in un’
occasione
continua di crescita
individuale e sociale.
Il limite è, quindi, la
caratteristica distintiva
dell’uomo di ieri e di sem-
pre e di tutte le sue creature più significative (tecnologia e scienza).
“
Non solo la condizione umana è intrinsecamente limitata per evi-
denti vincoli biologici (come la sterilità e la malattia) ma anche gli
strumenti ideati per contrastare questa finitezza sono fortemente
carenti. Non possiamo quindi illuderci di risolvere la nostra condi-
zione di limitazione
con l’intervento di strumenti tecnologici. Non
siamo onnipotenti, e tantomeno lo è la tecnologia che abbiamo co-
struito e comunemente usiamo, dal momento che è il prodotto della
nostra mente. Proprio per i vincoli intrinseci che contiene, il suo uso
è sempre esposto a rischi e può produrre situazioni drammatiche
anche se siamo inclini a dimenticarcene”
5
.
4
D’Avella O. (1992),
L’educazione alla dignità e al senso del vivere e del morire
, in Bassetti O.,
La sfida educativa nella professione
, MB, Milano, pp. 209-21.
5
Bonino S. (2014),
Solo un utero in affitto?,
in “Psicologia contemporanea”, n. 246,
Giunti, Firenze, p. 26.