

sbiteri le direttive sulla dottrina e l’amministrazione delle
chiese. La struttura della nuova religione si fece via via più
articolata. Un certo gruppo di chiese fu raggruppato territo-
rialmente in
diocesi
, dirette dai
vescovi
, ossia dai successori
degli Apostoli.
Ovviamente all’inizio non esisteva un’unica chiesa universale.
Ogni chiesa locale assunse
caratteri peculiari
sia sul piano dot-
trinario, sia su quello formale, che nei secoli successivi sarebbe-
ro stati annullati solo tramite i
concili
, assemblee straordinarie
dei vescovi attraverso le quali si delineano le linee guida che i
fedeli e i religiosi devono seguire per non essere esclusi dalla vita
dell’unica Chiesa.
1.5. Il cristianesimo e il paganesimo romano
Inizialmente i Romani non percepirono una particolare diffe-
renza fra l’ebraismo e il cristianesimo. Pensavano si trattasse di
una delle numerosissime sette mistiche di stampo orientale.
Esse trovavano grande seguito a causa delle misere condizioni di
vita alle quali erano costretti ampie fasce della popolazione. I
culti misterici orientali offrivano un impianto religioso consola-
torio, basato sul contatto diretto con la divinità e sulla promes-
sa di una vita ultraterrena migliore. Tuttavia, il cristianesimo
andava ben oltre questa impostazione, e ciò sfuggì agli storici
romani dell’epoca.
Il cristianesimo è una religione
monoteista
non individuali-
stica, ma
comunitaria
, fondata su ideali di
egualitarismo
e
fra-
tellanza
, secondo criteri solidaristici del tutto innovativi per l’e-
poca.
È una
fede interiore
, prima ancora che esteriore, priva del
carattere strumentale-pragmatico che era invece tipico della
religione Romana. Essa è libera dal raggiungimento di scopi
materiali. L’unico obiettivo che si prefigge il cristiano è la sal-
vezza della propria anima.
Il cristianesimo non è una religione nazionale, ma
universa-
le
, indirizzata a “tutti i popoli della Terra”.
Il cristianesimo e il paganesimo romano
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