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180

Appendice

cervello assolutamente specializzata in tale operazione, come av-

viene invece per il linguaggio parlato, piuttosto entrambi gli emi-

sferi giocano in questo senso un ruolo fondamentale. Sebbene,

poi, questo sia oggetto di controversie, è possibile affermare che

sicuramente in questa attività di decodifica il

planum temporale

de-

stro è più coinvolto di quello sinistro. Tali considerazioni sono sup-

portate da una serie di osservazioni cliniche da cui è emerso che

musicisti divenuti afasici in seguito a lesioni ischemiche all’emisfe-

ro di sinistra hanno conservato perfettamente tutte le funzioni

musicali, mentre al contrario un direttore di coro è divenuto total-

mente amusico (stonato) a causa di una lesione ischemica localiz-

zata all’emisfero destro. Il blocco dell’emisfero destro non causa

problemi alla capacità di parlare, ma inibisce completamente quel-

la di cantare.

Il coinvolgimento delle due aree associative (destra e sinistra) nel-

la decodifica del linguaggio musicale è diverso a seconda del tipo

di musica (che può essere familiare o esotica, facile o difficile) e

del tipo di ascolto (ingenuo o esperto, attivo o passivo). Questo

perché tra linguaggio parlato e linguaggio musicale esiste una na-

turale e complessa interazione: nel linguaggio parlato vi è una

componente musicale, esaltata grazie alla poesia, e nel canto (che

è naturalmente poetico) il messaggio musicale è arricchito e rin-

forzato dalle parole.

Il viaggio dell’ascolto non si ferma all’area acustica primaria e as-

sociativa e questo lo possiamo vedere non solo grazie allo studio

degli effetti periferici neurovegetativi (pressione arteriosa, con-

centrazione di sodio nel sudore) ma anche grazie alla valutazione

obiettiva dei comportamenti associati all’ascolto. L’osservazione è

particolarmente interessante e si differenzia a seconda che l’ascol-

tatore sia “ingenuo” (cioè non educato alla musica) o “educato”

all’ascolto. Anche il tipo di musica ascoltata favorisce questo o quel

comportamento, a seconda che essa sia tonale o atonale, occiden-

tale o orientale, dissonante o consonante. In ogni caso, possiamo

dire che una musica a noi familiare attiva principalmente le aree

corticali non uditive di sinistra (parietali e motorie); una musica

non familiare, invece, attiva le aree corticali non uditive di destra

(prefrontali e parietali). I musicisti, infine, sviluppano capacità co-

gnitive e motorie evocate dalla musica superiori a quelle degli

ascoltatori passivi, e cioè coloro che subiscono solo l’ascolto musi-

cale.