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Appendice
invece, a suscitare dei sentimenti e delle emozioni nell’ascoltatore
ed è dunque rivolto alla frazione inconsapevole del nostro cervello.
Pertanto non esistono sistemi o metodi per elaborare il significato
del messaggio musicale, ma il compositore, raccogliendo le proprie
emozioni nella parte inconsapevole di sé, trascrive il suo messaggio
attraverso il linguaggio esplicito dello spartito rendendolo oggetti-
vo e ripetibile. Per questo motivo nel messaggio musicale assumono
significato emotivo il ritmo, la melodia e il timbro.
Il
ritmo
è una componente ripetitiva, sempre uguale, connessa
certamente ai ritmi biologici (ritmo cardiaco o respiratorio) e pro-
prio per questo fornisce una base stabile all’azione e protegge
dall’ansia che può derivare dalle decisioni. Nella frase musicale il
ritmo è la base sulla quale si dispiega la
melodia
. Quest’ultima, al
contrario del ritmo, è mutevole, poiché basata sull’ampiezza dei
suoni e sugli accordi tra le note.
Il
timbro
, e cioè la voce specifica di un singolo strumento, ma an-
che il suono del vento o il canto degli uccelli, ha una sua compo-
nente espressiva che produce certamente sentimenti nell’ascolta-
tore.
L’ascolto della musica (formata da ritmo, melodia e timbro) pro-
duce uno “stato d’animo” che ha due componenti:
>
>
una personale, legata all’emotività;
>
>
l’altra collettiva, che genera appartenenza ed empatia.
L’ascolto di una determinata musica può suscitare espressioni mo-
torie diverse (nella danza, ad esempio) a seconda che si stia ascol-
tando una musica “apollinea” (musica classica) o “dionisiaca” (mu-
sica rock)
1
.
Ma la musica e i messaggi che veicola sono veramente utili per
l’uomo? Il neuroscienziato Steven Pinker sostiene che la musica
per il cervello umano non è molto rilevante, ma è “solamente una
cheesecake
”, una ghiottoneria, un fine pasto del quale l’essere uma-
no potrebbe fare benissimo a meno. I soggetti perfettamente sto-
nati (amusici), infatti, vivono una vita normalissima. Questa affer-
mazione di Pinker non è in assoluto impossibile, ma sicuramente
improbabile, in quanto alcuni fenomeni biologici e antropologici
ci suggeriscono che il cervello dell’uomo sia fatto anche per la
1
F. Panizon,
La musica, i suoi effetti comunicativi e neurofisiologici, e la musicotera-
pia,
in Medico e Bambino n. 8/2008.