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Musicoterapia e didattica

di Claudia De Simone

1.1

 Musica: aspetti comunicativi e neurofisiologici

Prima di addentrarci nella valenza terapeutica dell’ascolto e del

fare musica, si illustreranno dal punto di vista neurologico le rispo-

ste che il nostro cervello restituisce in seguito allo stimolo musica-

le. Tale introduzione sarà utile a capire come mai la pratica della

musicoterapia si adatti perfettamente ai bisogni di tutti gli alunni

presenti nelle nostre classi e non solo ai diversamente abili.

1.1.1

 Il linguaggio musica

Innanzitutto, è necessario precisare che

la musica è un linguaggio

ben codificato

: ha un suo sistema di scrittura, delle leggi che lo re-

golano, dei tempi da rispettare e una sua forma. In quanto linguag-

gio, il suo fine ultimo è quello di veicolare un significato. I singoli

suoni che vengono emessi e ricevuti dall’uomo arrivano alla cortec-

cia cerebrale, vengono letti e decodificati. Tale decodifica produce

effetti di tipo emotivo (sia emozione estetica che primordiale, come

aggressione, eccitazione, paura, rilassamento), motorio (danza) e

cognitivo (lettura testuale).

Fin dalla sua nascita, la

neuroscienza

si è concentrata sul processo

che consente l’elaborazione degli stimoli sonori e la loro trasfor-

mazione in messaggio coerente e significativo e alle conseguenze

biologiche, per lo più inconsapevoli, che l’interpretazione di que-

sto messaggio comporta per l’ascoltatore. C’è da dire, però, che

mentre per il linguaggio parlato tali conseguenze sono più facil-

mente individuabili, nel caso del linguaggio veicolato dalle arti

(musica, pittura, scultura) il percorso non è poi tanto semplice.

Il linguaggio verbale, infatti, è indirizzato alla parte consapevole del

nostro cervello che si esprime con la parola, la quale, quindi, fa da

mediatrice tra noi e gli altri. Il linguaggio musicale è finalizzato,