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Parte Quarta
Metodologie e tecnologie didattiche
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momenti dedicati alla lezione frontale sono ridotti e vengono sostituiti da pratiche di
apprendimento collaborativo
o
cooperativo
e da strategie di
peer tutoring
.
3.2.1
La lezione partecipata
La lezione partecipata è centrata sull’alunno e sulle sue esigenze formative, richie-
dendo all’insegnante un notevole lavoro di preparazione e una progettazione piut-
tosto $essibile delle attività didattiche in modo da rispettare le esigenze degli alun-
ni. Questa metodologia didattica prevede che il docente, essendo molto competente
nella materia d’insegnamento, sia sempre pronto a rispondere a qualsiasi domanda
e a modicare leggermente il percorso programmato, per soddisfare la richiesta di
spiegazioni su un argomento collegato, “collaterale”, rispetto al tema principale della
lezione. Il docente deve anche essere capace d’improvvisare una nuova lezione, fa-
vorendo la comunicazione interattiva, raggiungendo lo scopo di tenere alto il livello
d’attenzione degli alunni. Praticamente,
la lezione si costruisce
in itinere
insieme
agli studenti, rispondendo alle loro esigenze di conoscere i diversi aspetti di un argo-
mento. L’insegnante programma le lezioni prediligendo le attività interattive, sulla
base delle necessità educative della classe, senza tuttavia tralasciare i bisogni indivi-
duali degli alunni, specialmente di quelli che presentano particolari difcoltà, sia
nell’ambito disciplinare, sia nelle capacità relazionali con i compagni. Infatti, non
tutti gli allievi riescono a partecipare al dialogo formativo allo stesso modo e con
risultati equivalenti. In questa tipologia di lezioni, l’insegnante assume il ruolo di
guida dell’alunno e quindi ha anche il compito di incoraggiare gli studenti più timi-
di e insicuri, in modo da coinvolgerli nei lavori di gruppo e nelle attività di ricerca,
permettendo così a tutti gli alunni di partecipare attivamente alle attività formative.
3.2.2
L’apprendimento cooperativo
L’apprendimento cooperativo deve le sue origini, verso la ne del 1700, al sistema di
mutuo insegnamento attuato dall’educatore inglese Andrew Bell e ripreso qualche
anno dopo dal suo conterraneo Joseph Lancaster. Dagli inizi del 1800 questo sistema
si sviluppa rapidamente in alcuni paesi europei quali la Gran Bretagna, la Francia, la
Spagna, e, grazie a Federico Confalonieri, anche in Italia. Negli Stati Uniti si sviluppa
e amplia i propri orizzonti trasformandosi in apprendimento cooperativo grazie a
due correnti di pensiero guidate dal pedagogista John Dewey e dallo psicologo Kurt
Lewin, i quali concordano sulla necessità, la rilevanza e il valore dell’interazione e
della cooperazione in ambito scolastico. Ad essi si uniscono anche i pensieri e gli
studi svolti dallo psicologo e pedagogista svizzero Jean Piaget e dallo psicologo russo
Lev S. Vygotskij. Dagli anni Sessanta molti altri pedagogisti, psicologi e loso appro-
fondiscono ed effettuano studi per sviluppare il
cooperative
learning
, ritenuto ormai
elemento essenziale, non solo all’interno del sistema scolastico, ma di tutto il nostro
sistema di interazione sociale.
L’apprendimento cooperativo fonda le sue radici procedurali nello sviluppo di alcu-
ne teorie.
Teoria dei climi di Kurt Lewin
: in cui si sostiene che all’interno di un gruppo i sog-
getti agiscono in base a relazioni e interdipendenze instaurate. Ogni singolo indivi-