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Parte Prima

Pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione

www.

edises

.it

4. difcoltà nella partecipazione sociale, come le difcoltà a rispettare le regole so-

ciali e a prender parte correttamente a tutte le attività scolastiche;

5. difcoltà prodotte da fattori contestuali personali, come bassa autostima, scarse

motivazioni, stili attributivi distorti, problemi di comportamento.

L’ampliamento del signicato di Bisogni Educativi Speciali ad una vasta gamma di

difcoltà di apprendimento estende l’ambito d’intervento educativo ad un gruppo

più esteso di alunni, no ad includerli, in buona sostanza, tutti, in quanto, poten-

zialmente, tutti gli studenti, anche quelli “normodotati”, possono rischiare di essere

esclusi dalle opportunità scolastiche, se la scuola non si mostra attenta ai disagi in cui

essi si possono trovare, anche per brevi periodi.

La scuola inclusiva vede impegnati nella didattica inclusiva sia gli insegnanti di soste-

gno (risorse straordinarie) che tutti i docenti del gruppo classe (risorse ordinarie). Il

coinvolgimento dell’intero corpo docente

nella gestione dei casi con difcoltà com-

porta l’attuazione di corsi di formazione professionale

in itinere

adeguati. In alcuni

Paesi europei, preso atto dell’esistenza di numerosi e frequenti casi di BES, viene

previsto che in ogni classe i docenti ordinari ben formati vengano supportati dalla

gura dell’insegnante di sostegno, intesa non più come insegnante di uno o più

alunni certicati, ma come insegnante di sistema.

La nascita della scuola dell’inclusione trova la sua giusticazione teorica nella

peda-

gogia dell’inclusione

, in base alla quale il concetto di normalità va sostituito con il

concetto di “normale specialità”. In sostanza, tutti gli alunni sono portatori di Biso-

gni Educativi Speciali e per questa ragione gli interventi didattici ordinari devono di-

ventare individualizzati. Le differenze, inoltre, in una società complessa e variegata

come la nostra, vanno considerate come risorse da valorizzare e non come un proble-

ma da livellare. Nella scuola dell’integrazione, la differenza tra insegnanti “ordinari”

(senza una formazione specica sui temi dell’inclusione) e insegnanti “specializzati”

(con titolo di specializzazione per il sostegno) ha generato specularmente una di-

visione tra studenti “normali” e studenti “speciali”, che viene superata nella scuola

dell’inclusione.

Nella scuola dell’inclusione, compito ultimo dell’insegnante è dunque quello di favo-

rire il raggiungimento di un buon livello di qualità della vita.

11.1.2

Inclusività e BES

Secondo Dario Ianes, il concetto di “bisogno” è generalmente considerato in una

accezione negativa, perché rimanda ad un mancato raggiungimento dell’autonomia.

In realtà, tutti gli individui hanno dei bisogni, in quanto l’esistenza si realizza nella

relazione continua con il mondo, sia che si tratti di mondo biologico che di mondo

di relazioni sociali. L’esistenza ineliminabile dei bisogni colloca l’individuo in una

altrettanto ineliminabile situazione di dipendenza (o interdipendenza) dal suo eco-

sistema.

Per “Bisogni Educativi Speciali”, quindi, non si intendono “i bisogni” di tutti e di

ciascuno, che sono uguali per tutti e per ciascuno, ma i “bisogni educativi”, cioè gli

attrezzi di cui munirsi, che sono deniti “speciali” perché differiscono da quelli dei

“normodotati”.