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346

Parte Prima

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zione ha per J. Dewey un carattere personale. Essa «è […] un’attività connaturata al

carattere ri*essivo dell’agire umano, che trae da una riconsiderazione critica dell’e-

sperienza nuovi quadri di riferimento per le sue azioni successive» (M. Palumbo,

2008, p. 49).

C. Hadji, analizzando il problema da una prospettiva più ampia, che vede il soggetto

non più chiuso nella sua sfera personale, ma in rapporto con la realtà esterna, so-

stiene «che c’è valutazione ogniqualvolta qualcuno

si sforza di osservare una realtà data

per dirne il valore

; da un certo punto di vista, per

prendere partito su di essa

» (C. Hadji,

1995, p. 11).

Pressoché analoga è la posizione di G. Domenici, il quale de$nisce la valutazione

come «l’atto (e al tempo stesso la conseguenza) dell’attribuzione di valore a qualcosa

o a qualcuno, in relazione ad uno scopo che colui che valuta intende perseguire» (G.

Domenici, 2000).

Da quanto detto $nora, risulta evidente che l’attività valutativa è strettamente legata

al processo decisionale: «tutto ciò che è decidibile è valutabile», avverte Palumbo

(Palumbo, 1998, p. 61).

Attribuzione di senso

(mezzi) e

!nalità

($ni) rappresentano i due piani ontici della

valutazione, imprescindibili l’uno dall’altro. L’interrogativo posto sulla realtà impo-

ne al soggetto di riconoscerne innanzitutto il valore ($ne) e successivamente di for-

mulare un giudizio sulla stessa (mezzi).

In riferimento a ciò F. Tessaro osserva che la determinazione del valore di un og-

getto e la conseguente espressione di un giudizio di merito, quantunque necessari,

non sono però suf$cienti per de$nire il nucleo concettuale della valutazione. Anche

il giudizio morale ed estetico, infatti – sostiene lo studioso – portano ad attribuire

senso e valore a qualcosa, eppure non sono riconducibili

in toto

alla valutazione. La

valutazione perché sia funzionale dovrà, pertanto, essere sì riconoscimento o produ-

zione di giudizio, ma $nalizzato al fare, ad assumere scelte e decisioni che abbiano

delle conseguenze sulla realtà e che siano in grado di incrementarne il valore e di

migliorarla.

Per de$nirsi tale, l’attività valutativa dovrà dimostrare di essere:

>

attività di pensiero produttivo

: deve, in altre parole, essere capace di produrre qual-

cosa di nuovo, e quel qualcosa deve essere funzionale al cambiamento, alla crescita,

allo sviluppo del soggetto;

>

attività di pensiero comparativo

: deve, cioè, essere in grado di stabilire un confron-

to tra due o più entità. Il giudizio senza un confronto e senza una comparazione,

infatti, non può essere de$nito valutativo. Se si emette un giudizio senza esplicitar-

ne il termine di paragone non si valuta, ma si contempla;

>

attività di pensiero critico

: attraverso il confronto delle idee, la valutazione deve

puntare alla elusione dei dubbi, alla ricerca di conferme e alla produzione di infor-

mazioni necessarie per decidere e per agire;

>

attività di pensiero ermeneutico

: la valutazione sarà profondamente radicata nella

soggettività di colui che valuta, e, in quanto tale, sarà condizionata dalla lettura-

interpretazione che egli dà della realtà in base alla sua sfera cognitiva, valoriale,

affettiva, relazionale (C. Bisio, 2002).