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4.1

Trasmissione sinaptica

73

hanno reso possibili i suoi studi n dallamessa a punto

dei primi metodi di indagine morfologici ed elettro-

siologici. In particolare, gli studi e€ettuati durante

la seconda metà del XX secolo sulla giunzione neuro-

muscolare di rana hanno chiarito importanti aspetti

della trasmissione sinaptica chimica del sistema ner-

voso periferico e costituiscono ancora oggi le basi per lo

studio delle sinapsi più complesse del sistema nervoso

centrale, solo recentemente accessibili sperimental-

mente grazie alla disponibilità di tecniche ottiche ed

elettrosiologiche più sosticate. I meccanismi cellu-

lari riferiti alla sinapsi neuromuscolare illustrati nei

paragra successivi sono quindi da considerarsi validi,

in linea generale, per tutti i tipi di sinapsi chimiche

dirette.

MISURA DEL POTENZIALE

POSTSINAPTICO E SUE PROPRIETÀ

ELETTRICHE

Come si è detto, la giunzione neuromuscolare è una

sinapsi eccitatoria. Pertanto, la liberazione del neuro-

trasmettitore ACh genera un potenziale postsinaptico

misurabile come una depolarizzazione transiente della

membrana postsinaptica, tipicamente di ampiezza pari

a 50-70 mV e della durata di qualche ms.

A Paul Fatt e Bernard Katz va il merito di aver caratte-

rizzato le basi ioniche del potenziale postsinaptico della

giunzione neuromuscolare, o

potenziale di placca

. I

due ricercatori per primi misurarono il potenziale di

placca mediante registrazioni elettrosiologiche intra-

cellulari dopo aver trattato il muscolo con dosi variabili

di curaro. Il curaro è una miscela di tossine d’origine

vegetale (estraibile dalla corteccia di liane appartenenti

al genere

Strychnos

e da

Chondrodendron tometosum

).

Esso inibisce la trasmissione del segnale nella giunzione

neuromuscolare bloccando i recettori-canali per l’ACh

presenti sulla supercie delle bre muscolari (gli indi-

geni dell’America Latina lo impiegano per avvelenare le

punte delle frecce che usano per cacciare le prede che,

paralizzate, muoiono per blocco respiratorio).

Utilizzando basse concentrazioni di curaro, Fatt e

Katz riuscirono a diminuire l’ampiezza del potenziale

postsinaptico al di sotto della soglia di generazione

del potenziale d’azione e poterono quindi registrare il

potenziale postsinaptico che è normalmente masche-

rato dal potenziale d’azione generato dalla cellula

muscolare scheletrica. Posizionando l’elettrodo in

regioni via via più lontane dalla regione in cui il moto-

neurone è a contatto con la bra muscolare, essi osser-

varono anche che il potenziale locale raggiungeva il

picco massimo a livello della regione giunzionale della

bra muscolare per poi decadere man mano che ci si

allontanava da tale zona. In questo modo dimostra-

rono che il potenziale postsinaptico è un potenziale

locale che si propaga elettrotonicamente in modo pas-

sivo (

Fig. 4.11

). Sulla base di queste osservazioni, i due

ricercatori furono i primi a ipotizzare che il potenziale

postsinaptico è originato da un "usso di cariche loca-

lizzato nella regione giunzionale.

IPOTESI DEL RILASCIO QUANTALE DEL

NEUROTRASMETTITORE

Questa teoria fu proposta da Paul Fatt e da Bernard

Katz ancora una volta sulla base dei risultati ottenuti

registrando l’attività elettrica della cellula musco-

lare scheletrica di rana. In condizioni di riposo, i due

scienziati osservarono che la membrana della cellula

muscolare presentava piccole depolarizzazioni sponta-

nee di ampiezza costante (circa 0,5-1mV;

Fig. 4.12

). Tali

depolarizzazioni scomparivano in presenza di curaro

e avevano un andamento temporale simile a quello del

potenziale postsinaptico (

end-plate potential, epp

). Per

la ridotta ampiezza e per le proprietà farmacologiche e

cinetiche, Fatt e Katz chiamarono gli eventi spontanei

potenziali di placca inminiatura

(miniature end-plate

potentials, mepps)

. A questa prima osservazione spe-

rimentale se ne aggiunsero altre. Inducendo la libera-

zione di neurotrasmettitore dalla terminazione nervosa,

José del Castillo, Bernard Katz e Ricardo Miledi osser-

varono una progressiva diminuzione dell’ampiezza del

potenziale postsinaptico se la concentrazione del Ca

2+

extracellulare veniva diminuita (Ca

2+

-dipendenza della

trasmissione sinaptica) e che, in tali condizioni speri-

mentali, gli eventi postsinaptici apprezzabili più piccoli

erano proprio i mepps, i potenziali di placca in minia-

tura. Inoltre, si osservò che la variazione in ampiezza

del potenziale postsinaptico evocato era graduale e che

ogni variazione era sempre unmultiplo intero dell’am-

piezza dei mepps (

Fig. 4.13

). Oltre a questi risultati, le

prime osservazioni della giunzione neuromuscolare

con il microscopio elettronico permisero di dimostrare

la presenza di gruppi di vescicole a livello della termina-

zione nervosa. Del Castillo, Katz e Miledi formularono

quindi l’ipotesi che la liberazione di ACh nella fessura

sinaptica corrispondeva alla liberazione contempora-

nea di pacchetti di denite quantità di neurotrasmet-

titore, i

quanti

, e che un “quanto” corrispondeva alla

quantità di neurotrasmettitore contenuta in una singola

vescicola sinaptica.

La teoria del rilascio quantale (o vescicolare) del

neurotrasmettitore nella giunzione neuromuscolare

è accettata tuttora. Si ritiene che l’arrivo di un poten-

ziale d’azione è causa dell’esocitosi contemporanea di

circa 100-200 vescicole sinaptiche o quanti e che ogni

quanto contiene circa 5000-7000 molecole di neuro-

trasmettitore.

La trasmissione di tipo quantale è stata dimostrata

anche per lamaggior parte delle altre sinapsi chimiche.