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29

Farmaci

antidepressivi

29.1 

Introduzione

Ogni persona è dotata di un insieme di caratteristiche

emotive che vengono definite ‘

umore

’. Il tono dell’umore

caratterizza ciascuno di noi, diventa abitudine caratteria-

le ed entra a far parte della definizione del temperamento

di una persona. Così, è nozione comune classificare le

persone come tristi, allegre, dotate di atteggiamento po-

sitivo, di atteggiamento negativo, empatiche, e così via. Il

tono dell’umore sembra essere, quindi, una caratteristica

innata e permanente di ogni individuo, determinata ge-

neticamente e plasmata dall’ambiente in cui l’individuo

cresce e vive.

È anche consapevolezza comune che l’umore di cia-

scuno di noi possa variare, in maniera anche significa-

tiva e drammatica, in occasione di particolari accadi-

menti. Un lutto grave, una delusione sentimentale, un

insuccesso professionale possono comunemente far

precipitare l’individuo in uno stato di prostrazione e di

visione pessimistica e senza speranza del proprio futu-

ro, così come un avvenimento lieto, un successo senti-

mentale o professionale facilmente inducono uno stato

di euforia e di apertura ottimistica verso gli avveni-

menti futuri. In entrambi i casi, queste ‘oscillazioni’ del

tono dell’umore hanno una causa esterna generalmente

ben attribuibile e, con il passar del tempo, l’umore del-

la persona si ristabilisce nel correlato emotivo di fondo

che la caratterizza. L’individuo che ha subito un grave

lutto passa da una situazione di profonda prostrazio-

ne (‘non ce la posso fare’) ad un’accettazione (l’elabo-

razione) che lo riporta nelle condizioni antecedenti.

Vi sono dei casi, però, in cui il tono dell’umore è mo-

dificato non a causa di oscillazioni fisiologiche, ma in

maniera patologica. In questo caso si parla di disturbi

dell’umore.

29.2 

Disturbi dell’umore

I

disturbi dell’umore

, a seconda della loro classificazio-

ne, hanno un’incidenza che va dal 3% al 25%. In partico-

lare, il cosiddetto ‘disturbo depressivo maggiore’, con

un’incidenza del 9-20%, è tale da esser considerato

la patologia psichiatrica più diffusa in assoluto. I due

principali e più diffusi disturbi dell’umore sono il distur-

bo depressivo maggiore (depressione grave) e il disturbo

bipolare I. Oltre a questi, sono classificabili altri tipi di

disturbi dell’umore, che citeremo brevemente nel Riqua-

dro 29.1.

29.2.1 

Disturbo depressivo maggiore

Con il termine

disturbo depressivo maggiore

si intende

un quadro clinico di modifica dell’umore caratterizzato

da una serie di episodi depressivi maggiori intervallati

da periodi di relativo benessere, e comunque non da

episodi maniacali. Il disturbo depressivo maggiore, per

esser definito tale e per distinguerlo dalle fasi depressive

secondarie ad accadimenti negativi, deve compromet-

tere l’adattamento sociale ed emotivo del soggetto. Gli

episodi depressivi che concorrono a formare il disturbo

depressivo maggiore devono avere una durata non in-

feriore alle due settimane (e generalmente non superio-

re ai 18 mesi) e sono caratterizzati, in termini generali,

da un marcato abbassamento del tono dell’umore, di

intensità tale da compromettere le funzioni lavorative,

affettive e sociali del soggetto. Più in dettaglio, l’episo-

dio depressivo maggiore è caratterizzato dalla presenza

contemporanea e continuativa di almeno cinque dei se-

guenti sintomi:

umore depresso continuativamente;

anedonia:

il soggetto mostra una marcata perdita di

interesse per gran parte delle attività giornaliere, in-

cluse quelle che normalmente sono fonte di piacere e

soddisfazione;

alterazione del peso corporeo ed alterazione dell’ap-

petito. Possono verificarsi sia significativa perdita di

peso che significativo aumento di peso;

alterazione del ritmo del sonno. Può verificarsi sia in-

sonnia che ipersonnia. Generalmente, il soggetto con

episodio depressivo maggiore ha esperienza di risve-

glio molto precoce;

alterazione dei riflessi psicomotori. Possono verificar-

si sia agitazione che rallentamento psicomotorio;

a cura di

G. Costantino