

Le relazioni empatiche nel contesto educativo e formativo
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spinte sul versante desiderativo, operando inconsapevolmen-
te – per dirla freudianamente – un inconscio processo di
spo-
stamento
da una dimensione
reale
della vita a una
libidico-desi-
derativa
, che assume connotazioni non più solo del singolo,
ma dei gruppi e della stessa socialità.
Ha luogo, di fatto, l
’abitazione di mondi
molto prossimi non
più al
disincanto
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, ma al
re-incantamento
in una dimensione
della postmodernità che coglie le forme di restituzione degli
aspetti perduti o concessi dalla modernità come condizione
incantata
del mondo. Questa stessa postmodernità, per esse-
re presenti alla Stimmung del nostro tempo, che assume un
profilo molto diverso da quello segnato dalla tradizione,
“significa una vita che somiglia in modo ambiguo a un serial televi-
sivo, a un
docudrama
[prodotto filmico tra documentario e fiction]
che ignora la tua preoccupazione di separare la fantasia da ciò che
è ‘realmente accaduto’. Significa licenza di far qualsiasi cosa si pos-
sa desiderare, e consiglio di non prendere troppo seriamente ciò
che si fa da parte tua e degli altri. Significa la rapidità con cui le
cose cambiano e la velocità con cui si susseguono stati d’animo e
umori in modo tale da non aver tempo di solidificarsi in cose. Si-
gnifica l’attenzione attirata contemporaneamente in tutte le dire-
zione in modo tale che essa non può indugiare a lungo su alcuna
cosa e nulla diventa di uno sguardo attento. […] Tutto sommato, la
postmodernità può essere considerata come quella che restituisce
al mondo ciò che la modernità, presuntuosamente, le aveva tolto;
come un
re-incantamento
del mondo, che la modernità cercò stre-
nuamente di
dis-incantare
. È proprio l’artificio moderno a essere
stato smantellato; ed è proprio il concetto moderno di una ragio-
ne legislatrice di significato a essere stato denunciato, condannato
ed esposto al biasimo. È proprio quell’artificio e quella ragione,
la ragione dell’artificio, a essere sotto accusa nel tribunale della
postmodernità”
4
.
3
Cfr. F. Cambi,
Abitare il disincanto
, Utet, Torino 2006.
4
Z. Bauman,
Globalizzazione e glocalizzazione
, Armando, Roma 2005, pp. 217-219.