

Scuola, società e formazione
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globalizzazione richiedono un uomo diverso e quindi una
diversa identità civile e umana.
Il “go west”
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– “andare a Ovest”, cioè verso l’Occidente – che
cantavano i Pet Shop Boys e che era una espressione famosa
nella Cina degli anni Novanta, non entusiasma più le nuove
generazioni. La civiltà occidentale è sfinita con i suoi miti, le
sue tentazioni e aberrazioni, il capitalismo sfrenato, la globa-
lizzazione, l’inquinamento, la perdita delle radici, le diseco-
nomie, gli sprechi, le difficoltà di gestione dei grandi sistemi,
le degradazioni di alcuni aspetti della vita associata, il perdu-
rare di enormi disuguaglianze fra Paesi, le profonde ingiusti-
zie all’interno dei singoli Stati. Questa civiltà, così malmessa,
si è tradotta nella perdita di un mondo e nella messa in di-
scussione dei valori che hanno innervato la storia dell’intero
Occidente.
L’esistenza di tali problematicità e vincoli, sovrapponendosi a
una percezione sbiadita del concetto di identità umana, ri-
chiede non solo una urgente
revisione del modello di svilup-
po attuale
, per troppo tempo acriticamente accettato come
immutabile, ma anche l’elaborazione di un nuovo modo per
spiegare l’attuale società globale: non può essere il denaro a
stravolgere tutto, a ribaltare valori, tradizioni e perfino gli
affetti più profondi.
L’assenza, per la nostra società, di un “modello” cui ispirarsi
è ben espressa da D. De Masi.
“Mentre il sacro romano impero si rifaceva al modello cri-
stiano, mentre lo stato liberale dell’Ottocento si rifaceva al
modello di Montesquieu e di Smith, mentre lo Stato comu-
nista di Lenin si rifaceva al pensiero di Marx ed Engels, men-
tre la costruzione dell’Italia unitaria, da parte di Cavour, si
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“(Go west) Life is peaceful there/(Go West) In the open air/(Go West)
Where the skies are blue/(Go West) This is what we’re gonna do” così cantava-
no i Pet Shop Boys negli anni Novanta.