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Parte Seconda
L’insegnamento dell’italiano lingua non materna (L2)
www.
edises
.it
A questa possibilità del parlato di omettere, cioè di non esplicitare tutte le infor-
mazioni, fanno in qualche modo da contrappeso i numerosi elementi che defini-
scono e segnano il rapporto esistente tra testo (prodotto dal parlante) e situazio-
ne spazio-temporale (i cosiddetti elementi “deittici”, cioè che “mostrano”, come
ad esempio i
dimostrativi
“questo, quello”, i
pronomi personali
, o gli
avverbi
“qui”, “là”, “ecco” o
espressioni
del tipo “l’altro ieri”, “ora”, “il mese scorso”; la
presenza contemporanea (nella comunicazione faccia a faccia) di emittente e
ricevente permette infatti un continuo rimando, attraverso questi elementi, alla
situazione extralinguistica, favorendo in questo modo il recupero, da parte del
ricevente, di quanto lasciato implicito, come, ad esempio, accade nel dialogo che
segue registrato al mercato:
A: queste?
B: queste vengon undici euro signora le tute da ginnastica quindici le felpe venti
A: mi fa misurare un quaranta di questi?
B: non c’è il quaranta
A: mi dà un quarantadue
B: il quarantadue sì lo trovo… ci dovrebbe esser qualcosa lì
A: dove?
B: eh, ecco
A: quanto viene?
B: quanto costa? # Carla quanto costa?
C: la _ eh
[PAUSA]
C: modello Levis ottantacinque poi è diverso anche il trattamento
# tutto sono due modelli è anche più corto per adesso caldo
# # forza scegliere è rimasto solo_ il quarantadue quaranta
A: ma non è un quarantadue
E: è un trentotto… anche questo qui le taglie normali so’ <??>
[PAUSA]
ecco il suo quarantadue signorina
A: lo posso provare?
B: prego
(da, con adattamenti, BADIP,
Banca dati dell
’
italiano parlato
:
http://badip.uni-graz.at/it/).
Lo stretto legame con la situazione e il contesto extralinguistico determina dun-
que nel parlato “
alcune modalità di codificazione del messaggio che si traducono
in una serie di fenomeni (comuni a tutte le lingue d’uso) quali:
–
riferimento a impliciti e conoscenze condivise;
–
codici non verbali che completano e a volte sostituiscono le parole;
–
frequente uso di deittici
(questo, quello, qui, lì, laggiù, ecc.)
e ricorso a elementi
presenti nel contesto in sostituzione dei rispettivi lessemi;
–
suoni non verbali (risate, colpi di tosse, mugugni) che integrano il linguaggio
articolato fornendo significati aggiuntivi;