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Unità di Apprendimento 1

Contrattualismo e neocontrattualismo

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www.

edises

.it

come per lui, all’opposto di Hobbes, l’uomo sia naturalmente buono, finché

rimane in uno stato di natura primitivo e innocente, e come con lo sviluppo

delle arti e delle tecniche, e in particolare con l’introduzione della proprietà

privata, i nuovi egoismi portano a generare invidie, sopraffazioni, conflitti,

rendendo necessario stipulare un contratto istitutivo della società civile e

delle leggi.

Delineato questo quadro si trattano i termini del contratto partendo dall’anali-

si di alcuni brani significativi del filosofo francese.

Documento 6

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(Occorre) trovare una forma di associazione che difenda e protegga con tutta la forza co-

mune la persona e i beni di ciascun associato; e per la quale ognuno, unendosi a tutti, non

ubbidisca tuttavia che a sé stesso, e resti altrettanto libero come prima. (…) Le clausole di

questo contratto, bene intese, si riducono tutte a una sola: cioè l’alienazione totale di cia-

scun associato, con tutti i suoi diritti, alla comunità. (…) Il patto sociale si riduce ai termini

seguenti: ciascuno di noi mette in comune la sua persona e tutto il suo potere, sotto la

suprema direzione della volontà generale; e noi tutti in corpo riceviamo ciascun membro

come parte indivisibile del tutto. Immediatamente (…) in cambio della persona privata di

ciascun contraente, quest’atto di associazione produce un corpo morale e collettivo, com-

posto di tanti voti quanti membri ha l’assemblea: il quale riceve da questo atto la sua unità,

il suo io comune, la sua vita e la sua volontà.

Documento 7

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La volontà generale può sola dirigere le forze dello Stato secondo il fine della sua istituzio-

ne, che è il bene comune, ossia ciò che vi è di comune fra gli interessi privati, e che forma

il vincolo sociale. (…) La sovranità, non essendo che l’esercizio della volontà generale, non

può mai alienarsi, e il sovrano, che non è se non un ente collettivo, non può essere rap-

presentato che da sé stesso: può bensì trasmettersi il potere, ma non la volontà. (…) Per la

stessa ragione che la sovranità è inalienabile, essa è indivisibile. (…) La volontà generale è

sempre retta e tende sempre all’utilità pubblica; ma non ne consegue che le deliberazioni

del popolo abbiano sempre la stessa rettitudine. Si vuol sempre il proprio bene, ma non

sempre lo si vede: non si corrompe mai il popolo, ma spesso lo si inganna, ed allora soltanto

esso sembra volere ciò che è male. V’è spesso grande di erenza tra la volontà di tutti e la

volontà generale: questa non guarda che all’interesse comune, l’altra guarda all’interesse

privato e non è che una somma di volontà particolari: ma togliete da questa volontà il

più e il meno, che si distruggono a vicenda, e resta per somma delle di erenze la volontà

generale.

Emergeranno, quindi, la ricerca di un contratto giusto, il valore e i termini della

sovranità popolare, il ruolo e il senso del governo, ecc.

6

J.J. Rousseau,

Contratto sociale

, libro I, capitolo 6.

7

Ivi

, libro II, capitoli 1 e 3.