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Unità di Apprendimento 1

Contrattualismo e neocontrattualismo

423

www.

edises

.it

Si prende poi in considerazione la concezione dello “stato di natura” in Hob-

bes, avvalendosi della lettura di brani fondamentali, come quelli qui riportati.

Documento 1

1

La maggior parte degli scrittori politici suppongono o pretendono o postulano che l’uomo

sia un animale già atto sin dalla nascita a consociarsi (

zoòn politikòn

) e su questa base

costruiscono le loro teorie politiche come se non vi fosse bisogno per conservare la pace

e l’ordine di tutto il genere umano, di null’altro che di una concorde osservanza, da parte

degli uomini, di determinati patti o condizioni che essi stessi chiamano senz’altro leggi. Ma

questo assioma è falso, benché accettato dai più; e l’errore proviene da un esame troppo

superficiale della natura umana. (...) Ogni patto sociale si contrae o per utilità o per ambi-

zione, cioè per amor proprio e non per amore dei consoci. (…) Se è vero poi che le comodità

di questa vita possono essere aumentate dal reciproco aiuto, è pur vero che questo si può

ottenere molto meglio dominando sugli altri che unendosi a loro su un piano di uguaglian-

za; onde nessuno potrà dubitare che gli uomini, per loro natura, sarebbero portati, se non

vi fosse il timore, piuttosto a dominare che ad associarsi. Bisogna dunque concludere che

l’origine delle grandi e durevoli società deve esser stata non già la mutua simpatia degli

uomini, ma il reciproco timore.

Documento 2

2

(La nascita dello stato è un) accordo, ossia un’associazione contratta senza un qualche

potere comune che abbia modo di reggere col timore delle pene i singoli individui (ma)

non basta a raggiungere quella sicurezza che si richiede per ottemperare alle leggi naturali

(la prima delle quali è la necessità di cercare la pace per la propria conservazione). (…) Si

richiede perciò che ciascuno sottometta la propria volontà a quella di un altro, sia esso

un solo uomo, o una sola assemblea, così che quello che egli avrà voluto come necessario

alla pace comune, sia da ritenersi come voluto da tutti. (…) Questa forma di sottomissione

ha luogo allorquando ciascuno si obbliga mediante un patto verso tutti gli altri a non fare

resistenza alla volontà di quell’individuo o di quella assemblea. (…) Questa forma d’accordo

si chiama unione, (…) Chi poi sottomette la propria volontà a quella di un altro trasferisce

in quest’altro il diritto ad usare delle proprie forze e dei propri averi: così che, se anche

tutti i rimanenti faranno altrettanto, chi ne riceve la sottomissione avrà tanta forza a di-

sposizione da costringere, minacciando di ricorrere ad essa, la volontà dei singoli all’unità e

alla concordia. (…) L’unione così fatta si chiama Stato, ossia società civile, e anche persona

civile poiché essendo la volontà di tutti ridotta ad una sola, essa si può considerare come

una persona unica: distinguibile e riconoscibile con un unico nome da tutti i singoli uomini;

avente i suoi diritti e i suoi beni. Dobbiamo dunque dire che lo Stato è un’unica persona, la

cui volontà, in virtù dei patti contratti reciprocamente da molti individui, si deve ritenere

la volontà di tutti questi individui: onde può servirsi delle forze e degli averi dei singoli per

la pace e per la comune difesa.

1

T. Hobbes,

De cive

, libro I, capitolo 2.

2

Ivi

, libro V, capitolo 12.