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Capitolo 2
La didattica modulare e le competenze
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pretare la realtà in modo autonomo
”. Il criterio di accorpamento delle discipline è, per-
tanto, rappresentato soprattutto dalla competenza che esse portano a raggiungere,
cosicché, per esempio, l’italiano, le lingue straniere e i linguaggi espressivi apparten-
gono al medesimo asse dei linguaggi in virtù del fatto che mirano al raggiungimento
di analoghe competenze comunicative. Per questo motivo si parla di
competenze tra-
sversali
, conseguite, cioè, attraverso discipline differenti. Appare chiaro che l’introdu-
zione delle competenze non ha fatto sparire le discipline, ma ha richiesto al persona-
le docente una loro rielaborazione per superare l’anacronistica frammentazione dei
saperi, presente nei passati curricoli. Per parlare di competenza è, dunque, necessario
uscire dall’ambito disciplinare e individuare applicazioni esterne alla materia stessa. Il
mero accumulo di informazioni in svariati campi non soddisfa le esigenze formative
di oggi, che solo attraverso l’elaborazione di molteplici connessioni tra i vari ambiti
disciplinari trovano risposte esaustive. L’alleanza tra discipline umanistiche, artistiche
e scientifiche diventa, pertanto, un potente strumento che consente alla scuola di
porsi obiettivi ambiziosi, come quello di comprendere a fondo i problemi e i grandi
temi attuali, sviluppando nello studente un approccio partecipativo e collaborativo
alla vita sociale.
2.4
Il docente di lettere e la progettazione per competenze:
criticità e opportunità
Con l’introduzione delle competenze, il docente di lettere si è trovato di fronte a un
tipo di programmazione modulare e flessibile che, oltre agli innegabili vantaggi, ha
comportato e comporta una serie di difficoltà che rendono ancora più complesso un
ruolo già basato su una didattica pluriprospettica.
Soprattutto nella scuola di I grado e nel biennio di quella di II grado, infatti, all’inse-
gnante di lettere si domanda di lavorare contemporaneamente su più settori della
conoscenza, che richiedono competenze e si pongono obiettivi solo in parte affini.
In Italia da sempre il professore di lettere non insegna soltanto l’italiano, ma assai
frequentemente anche la storia, la geografia, cittadinanza e costituzione e, a seconda
degli indirizzi, il latino e il greco. Senza dimenticare che, di solito, egli è anche coor-
dinatore di classe, per cui deve elaborare la programmazione, stendere le relazioni di
fine anno e di ammissione agli esami, formulare i giudizi globali al termine di ogni
quadrimestre, dirigere i consigli in assenza del dirigente. Questo fa sì che sia sovente
il principale punto di riferimento per gli studenti e le loro famiglie nei rapporti con
la scuola. A lui è affidato almeno un terzo del totale delle discipline previste dal curri-
colo e la quasi completa responsabilità della gestione delle competenze relative a ben
due degli assi culturali indicati in conformità con l’EQF, ovvero l’asse dei linguaggi e
quello storico-sociale. Tale circostanza comporta naturalmente non poche difficoltà
in fase di progettazione didattica, non solo perché richiede l’adozione di un sistema
il più possibile flessibile e trasversale, ma anche perché le competenze di ciascun do-
cente sono, nel migliore dei casi, adeguatamente approfondite soltanto su uno dei
due assi di pertinenza. I curricula che danno accesso all’insegnamento delle materie
letterarie sono, infatti, ancora oggi numerosi e assai diversi tra loro. Spesso, inoltre,
risultano del tutto insufficienti i crediti formativi universitari (cfu) maturati nel nume-