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14

Parte Prima

La didattica dell’italiano

presentato un arricchimento della valenza culturale della materia, attraverso l’attribu-

zione di nuove e più vive finalità didattiche.

L’insegnamento della lingua madre in Italia, dall’introduzione dell’obbligo scolastico

agli anni Settanta, è stato impartito seguendo rigidi modelli formali. Nemmeno la

presa di coscienza, nei decenni successivi, dell’evidente contrasto tra la lingua reale e

quella appresa sui banchi di scuola è riuscita a innovare in maniera sostanziale tale

approccio, ragion per cui l’introduzione delle competenze ha rappresentato un’evo-

luzione necessaria.

L’esigenza di svecchiare la pedagogia linguistica tradizionale attraverso un’educazio-

ne linguistica ancorata al tessuto sociale e al vissuto degli allievi si è manifestata con

forza prorompente già dal 1975, con la pubblicazione delle famose

Dieci tesi per l’edu-

cazione linguistica democratica

, opera di un gruppo di linguisti capeggiati dal professor

Tullio De Mauro. Partendo dal presupposto che la lingua rappresenti il perno centra-

le intorno al quale si sviluppano tutte le capacità dell’individuo, le

Dieci tesi

propongo-

no una pedagogia linguistica democratica, basata su una lingua più colloquiale e par-

lata, per l’insegnamento della quale è importante tener conto delle caratteristiche dei

destinatari, non più intesi, dunque, come recipienti vuoti da riempire, ma come sog-

getti titolari di abilità di interazione. L’opera ha avuto un’enorme risonanza nel setto-

re scolastico e istituzionale del nostro Paese, tanto che molti degli elementi innovativi

proposti sono stati mutuati nei successivi

Programmi per la scuola media

del 1979. In essi

viene, infatti, sottolineato l’aspetto multifunzionale del linguaggio e il ruolo che svol-

ge nello sviluppo delle capacità critiche dello studente; gli obiettivi assumono il carat-

tere di capacità trasversali necessarie per accedere ai diversi ambiti della conoscenza,

e per la prima volta si parla di apprendimento linguistico in termini di abilità di base:

ascoltare, parlare, leggere e scrivere.

È facile notare come questa moderna impostazione, successivamente aggiornata dalle

Indicazioni nazionali

del 2007 e poi del 2012, contenga

in nuce

molti elementi presenti

nella

Raccomandazione dell’Unione Europea

del 2006, a testimonianza del fatto che an-

che in Italia fosse avvertita l’esigenza di conferire all’insegnamento della lingua ma-

dre finalità più concrete e operative.

Per dirla con Elvira Zuin

1

: “

Le Raccomandazioni europee, assumendo il concetto di competen-

za come base per l’innovazione del sistema scolastico, appongono il marchio dell’ufficialità legi-

slativa a un’ipotesi pedagogica già condivisa in ambito scientifico e delineano gli obiettivi verso

i quali indirizzare l’azione educativa

”.

Con le competenze entrano finalmente dalla porta principale del sistema scolastico

italiano i concetti di trasversalità, pluridisciplinarità, unitarietà del sapere e centralità

dell’allievo.

2.2

 Conoscenze, abilità e competenze: un opportuno distinguo

Prima di affrontare diffusamente il discorso della progettazione didattica basata sulle

competenze, occorre sgombrare il campo da qualsiasi equivoco terminologico, ope-

1

 E. Zuin,

Il curricolo per competenze e l’italiano

, Iprase Trentino.