Previous Page  22 / 36 Next Page
Basic version Information
Show Menu
Previous Page 22 / 36 Next Page
Page Background

6

Parte Prima

Le Scienze motorie e sportive negli ordinamenti scolastici

www.

edises

.it

della Repubblica prevalse l’educazione paterna e materna; educazione però che

ebbe sempre come fine la formazione del cittadino, del soldato, del laborioso

contadino, coniugando il patriottismo, la milizia, l’agricoltura, componenti

essenziali per le attività sociali romane.

1.1.3.

La ginnastica dal Medioevo al Settecento

Dopo un periodo di oblio, con la caduta dell’Impero romano, la pratica della

ginnastica ebbe di nuovo visibilità in epoca medievale col sorgere dei Comuni

quando si verificò un rinnovato interesse per le attività all’aria aperta ispirate,

però, sempre a principi militareschi. Infatti dal X al XII secolo gli esercizi fisici

consistevano in cruenti scontri su terreno aperto, che neanche le scomuniche

e le proibizioni della Chiesa e dei Concili, i veti e le proibizioni reali fecero

cessare.

Particolare importante, nel Medioevo, la suddivisione dei giochi, dei

divertimenti e degli esercizi avveniva secondo la classe sociale. La caccia, la

cavalleria, i tornei erano di pertinenza esclusiva dei

signori

mentre i giochi e

divertimenti (pugilato, calcio, pallone, corsa) costituivano il passatempo degli

abitanti dei borghi

.

La caccia era una delle occupazioni più serie delle famiglie nobili e principesche,

tanto che furono scritti diversi libri per dettare le regole sulla falconeria e sugli

accorgimenti da usarsi durante le battute. Ancor più della caccia erano tenuti

in grande considerazione i tornei, combattimenti fra gruppi di cavalieri; le

giostre, combattimenti fra due cavalieri muniti di spade smussate; la gualdana,

la quintana, il passo d’arme, il carosello, le corse dell’anello.

I baroni feudali erano addestrati alla corsa, al salto, alla scherma mentre il resto

della popolazione si dedicava a divertimenti quali la corsa del palio, la ruzzola,

la lizza, i giochi della palla, il tiro con l’arco e con la balestra, la corsa con i

trampoli.

Verso la fine del Medioevo il culto della ginnastica rifiorì nelle scuole ad opera

di alcuni pedagogisti che indicarono

«la necessità di mettere il corpo dei fanciulli

al riparo dei malanni che lo snervano e lo infiacchiscono affinché sia sempre strumento

docile e pronto a tutte le esigenze dello spirito».

Nel Quattrocento Vittorino da Feltre fu il primo, nella sua scuola chiamata

Casa Giocosa

, ad unire gli esercizi fisici al lavoro intellettuale. Fu questa la prima

reazione all’indirizzo pedagogico seguito in passato; egli mise in discussione la

brutalità guerresca e la scarsa considerazione in cui era tenuto l’esercizio fisico

come elemento fondamentale per lo sviluppo e la formazione del carattere e

della personalità del giovanetto.

A Vittorino da Feltre fece seguito Maffeo Vegio che nel libro

De educatione

liberorum

parla della ginnastica con intendimenti fisiologici, affermando che

soltanto con

«una ginnastica che non sia violenta, saranno esercitati i giovani per

cacciare la pigrizia dal corpo; potranno inoltre essere convenientemente addestrati per

mezzo di giochi che non siano troppo fiacchi né troppo faticosi, ma non indegni di uomini

liberi».