Table of Contents Table of Contents
Previous Page  31 / 36 Next Page
Basic version Information
Show Menu
Previous Page 31 / 36 Next Page
Page Background

Capitolo 2

La metodologia della ricerca filosofica nelle diverse epoche storiche

11

www.

edises

.it

rappresentazione si può essere certi e di conseguenza bisogna negare l’assenso

e sospendere il giudizio (

epoché

). Anche se qualcuno come Carneade (219-129

a.C.) dirà di affidarsi a quelle rappresentazioni che appaiono più probabili e,

nello stesso periodo, Plotino ripenserà alcuni temi della ricerca filosofica plato-

nica in prospettiva religiosa, come “viaggio dell’anima verso l’Uno”.

2.2

L’età medievale

Plotino apre la strada alla ricerca filosofica cristiana. Il pensiero di Agostino

(354-430) può essere interpretato come un itinerario dell’anima verso Dio.

Punto di avvio della riflessione agostiniana è la critica allo Scetticismo. Se lo

scettico dubita di tutto, non può negare però un fondamento di certezza, quel-

lo che per ingannarsi deve necessariamente esistere (

si fallor sum)

: “se mi ingan-

no, sono”, sostiene Agostino; di tutto posso dubitare, ma non di me che dubito

e se c’è qualcosa di vero, di cui non si può dubitare, allora deve esistere la

verità. Essa va cercata “dentro” l’uomo, è un viaggio alla scoperta interiore di se

stesso che porta l’uomo a cogliere la verità (

“in interiore homine habitat Veritas”

):

l’uomo è illuminato da Dio, affinché possa vedere le Idee, modelli delle cose

presenti nel Verbo divino.

Una questione posta da S. Boezio (480-526) animerà a lungo il dibattito della

filosofia cristiana: il problema degli “universali”, ovvero quale realtà corri-

sponde ai termini universali presenti nei nostri enunciati? Termini come “ani-

male”, “uomo”, ecc. esistono realmente nella mente di Dio o sono solo segni

convenzionali, puri nomi? I realisti (come Anselmo d’Aosta, 1033-1109), so-

stenitori dell’esistenza reale degli universali nella mente di Dio, e i nomina-

listi (come Roscellino, 1050-1120), secondo cui gli universali sono solo

flatus

vocis

, cioè solo segni convenzionali, applicano entrambi un metodo di ricerca

“paradigmatico” della realtà. Tale metodo trova una sua ulteriore applicazio-

ne nel grande filosofo P. Abelardo (1079-1142) che negherà l’esistenza reale

degli universali e affermerà il loro essere “

vox

” riferita a più cose o a qualità

di cose.

Per quel che concerne il ruolo della ragione e dell’esperienza sensibile, nel

XIII secolo si affermano due tendenze, rappresentate da Ruggero Bacone e

Tommaso d’Aquino, che attribuiscono entrambe un ruolo rilevante all’espe-

rienza, riconoscendole però significati diversi.

Ruggero Bacone (1214-1292) distingue l’esperienza “esterna”, che permette la

conoscenza del mondo delle cose, dall’esperienza “interna” che, tramite un’il-

luminazione di tipo mistico, mette in contatto con Dio.

Tommaso d’Aquino (1221-1274) rifiuta l’innatismo platonico e agostiniano e

pone l’esperienza sensibile, perché “

nihil est in intellectu quod prius non fuerit in

sensu

”(niente vi è nell’intelletto che prima non vi sia stato nel senso). La verità

è un adeguarsi dell’intelletto alla realtà (

adaequatio rei et intellectus

): torna così

la concezione della conoscenza come processo in cui il soggetto si fa simile a

ciò che conosce.