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Parte Prima

Fondamenti epistemologici e metodologici

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edises

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non esistono come le chimere. Secondo Gorgia non tutto è relativo e i contrasti

fra opinioni diverse tra uomini si risolvono solo se un’opinione prevale, perché

più forte, più convincente, sulle altre.

Democrito (460-370 a.C.) distingue tra conoscenza sensibile e conoscenza

razionale. Le percezioni sensibili sono il prodotto dell’aggregazione di “ato-

mi” (dal greco

atomos

= non divisibile), che provengono dalle cose e generano

un’immagine che si imprime sui nostri organi di senso. Solo la ragione cono-

sce gli atomi. Questa distinzione ne genera un’altra: ciò che è soggettivo nella

conoscenza (qualità delle cose) e ciò che è oggettivo (proprietà geometriche

degli atomi), visibili solo dalla ragione. La conoscenza, pertanto, non può es-

sere solo empirica, ma scaturisce dall’interazione tra il soggetto che conosce e

l’oggetto conosciuto.

Socrate (470-399 a.C.) rifiuta il relativismo dei sofisti e si pone alla ricerca della

verità attraverso il “dialogo” che aiuta a partorire (arte della

maieutica

) la verità

da dentro se stessi. Il fondamento della conoscenza per il filosofo è dentro

l’uomo: “conosci te stesso” è il motto e il principio ispiratore della ricerca so-

cratica. Il centro dell’uomo è l’anima razionale, non la sensibilità, cui compete

la ricerca di ciò che è universale. Il “dialogo” è il luogo in cui attuare questa

ricerca, una ricerca da riavviare continuamente senza mai accontentarsi delle

conoscenze acquisite.

Anche Platone (428-348 a.C.), discepolo di Socrate, rifiuta il relativismo sofi-

stico, che accusa essere contraddittorio e respinge la teoria di una conoscenza

affidata ai soli sensi. La conoscenza, per essere universalmente valida, deve fon-

darsi su qualcosa di oggettivo, eterno, immateriale, su quelle “idee” che sono

l’essenza della realtà. La conoscenza è conoscenza di idee a cui si giunge me-

diante il ricordo, la “reminiscenza” (

Menone

). Può essere rappresentata da una

linea divisa in quattro parti: le prime due costituiscono la conoscenza sensibile

(impressione sensibile e percezione), le altre due quella intelligibile (scienza

e filosofia). Il passaggio da una linea all’altra che permette di cogliere la vera

essenza delle cose è la “dialettica”.

Aristotele (384-322 a.C.) descrive invece il processo conoscitivo come un per-

corso che dall’esperienza sensibile giunge fino alla conoscenza razionale. Si

parte dalla conoscenza sensibile, dalle immagini, sulle quali opera l’intelletto,

che astrae la forma, l’essenza di esse e si passa all’“atto”, ovvero alla possibilità

di intendere davvero la forma delle cose stesse. Aristotele dedica grande atten-

zione ai procedimenti del pensiero. Egli ne individua due: quello “induttivo”,

che muove da premesse particolari e giunge a conclusioni di valore generale,

ovvero all’universale, alla forma; e quello “deduttivo”, che muove, al contrario,

da premesse generali per ricavare poi conclusioni aventi caratteristiche speci-

fiche.

Il primato della conoscenza sensoriale, negato da Platone e Aristotele, ritorna

nella filosofia ellenistica. Per Epicuro e per lo Stoicismo la sola sensazione è

manifestazione della realtà ed è sempre vera, in quanto immagine mentale di

un’impressione prodotta in noi da una cosa reale. Contro la fiducia epicurea e

stoica verso le rappresentazioni evidenti, lo scetticismo sosterrà che di nessuna