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La Sanità incompleta

zione, nascita e crescita e morte. Nulla è reale, e nulla dura: tutto è

cambiamento” (Cabala).

Se la storia umana, nelle sue culture, professioni, attività, si è sem-

pre modificata, evolvendosi di continuo più o meno rapidamente,

oggi si vive in un’epoca in cui i cambiamenti sono straordinari e

velocissimi, soprattutto a causa degli sviluppi della scienza e della

tecnica. La civiltà odierna sta attuando una trasformazione quanti-

tativa e qualitativa mai esperimentata fino ad ora. Il rinnovamento

personale, culturale, sociale e operativo non è mai facile, perché

sussistono parecchie

resistenze

al cambiamento: negli individui, nella

cultura, nella progettualità. Le resistenze nascono da forme di pi-

grizia intellettuale, da meccanismi difensivi, da staticità di abitu-

dini operative e, soprattutto, da paura del nuovo. Quando la paura

è troppo forte paralizza e le persone possono ricorrere anche a

forme di resistenza dissimulata, in cui si parla indiscriminatamente

di mutamento, si incitano gli altri a cambiare, si fantastica il cam-

biamento per procrastinarlo e, con queste modalità, rifiutarlo.

Alcuni pensano che cambiare significhi solo perdere qualcosa,

fanno fatica ad interiorizzare il fatto che col modificarsi delle situa-

zioni ci si può anche arricchire, al contrario, alimentano le paure

con l’immaginazione, rendendo la realtà peggiore di quella che è.

Se cambiare significa, genericamente, mutare qualche cosa,

quando si tratta di approfondire questo tema, ci si scontra con al-

cune difficoltà date dalle

diverse ottiche

con cui si guarda all’essenza

dell’uomo.

Alcune correnti psicologiche, ad esempio, concepiscono il cambia-

mento umano come un percorso lento, autodiretto, verso un ideale

di maturità; altre lo definiscono un processo in cui l’individuo, af-

finando le proprie capacità e facendo emergere le proprie poten-

zialità, può incidere sull’ambiente e sul contesto sociale; altre, an-

cora, affermano che il cambiamento è possibile se esistono forze

motivazionali, che spingono l’uomo ad allargare il proprio campo

visivo interiore verso una conoscenza più profonda di sé. In ogni

caso, è evidente che, per cambiare, occorre

sapere perché

e

cosa si deve

cambiare

, capire

come

è possibile ottenere la trasformazione e solo

successivamente agire.

Robert Dilts

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descrive le

tre dinamiche fondamentali

o fasi che gesti-

scono il cambiamento: crisi, transizione e trasformazione.

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 Dilts R. (2017),

Crisi, transizione e trasformazione: strumenti per gestire il cambiamento

, in

“Psicologia contemporanea”, n. 261, Giunti, Firenze, pp. 74-76.