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trice. All’origine della coscienza Fichte pone infatti l’autointui-

zione dell’Io. Questa tesi si basa su una reinterpretazione del

pensiero di Kant. La filosofia kantiana stabilisce che la cono-

scenza umana si fonda sul principio di identità, A = A (A è ugua-

le ad A), secondo il quale un qualsiasi elemento (ad esempio,

una mela) è uguale solamente a se stesso. Questa relazione è

fondamentale perché a partire da essa è possibile conoscere

anche tutti gli altri elementi che esistono nel mondo nel quale

gli uomini vivono (se una mela è uguale solo ad una mela, nel

momento in cui un individuo vede un’arancia, la riconosce

come differente e, quindi, stabilisce una nuova relazione, ossia

che un’arancia è uguale solo ad un’arancia, dando così avvio al

processo conoscitivo). Fichte afferma, tuttavia, che l’uguaglian-

za A = A derivi, in realtà, da un principio più generale che è

quello di Io, cioè da quella forma di consapevolezza di se stes-

so che l’individuo sviluppa quando si rapporta al mondo. In tale

prospettiva se non ci fosse l’Io non sarebbe possibile affermare

che A = A. È infatti l’Io che pone il legame logico A = A. In altre

parole, se non ci fosse l’Io a riconoscere A come tale, quest’ul-

tima non esisterebbe. Ma se A è posta dall’Io, chi pone, e dun-

que dà validità, all’Io? Ficthe risponde a tale quesito sostenen-

do che l’Io si auto-pone. L’Io, essendo condizione di sé mede-

simo, si auto-crea, stabilendo così una nuova relazione “prima-

ria”, ossia Io = Io, che sostituisce quella di A = A.

L’Io pone un non-Io.

L’Io non solo pone se stesso, ma anche il suo

opposto, cioè il non-Io, che permette all’Io (e parallelamente

anche al suo opposto) di assumere consapevolezza di se stesso.

L’Io che pone se stesso significa che l’Io pone sé come altro da

sé, dando così origine ad uno sdoppiamento per cui l’Io è,

simultaneamente, soggetto, atto puro e identità assoluta, ma

anche oggetto, ossia contenuto oggettivo prodotto dall’Io stes-

so. In questo senso, l’Io si manifesta come “natura”, “inconscio”,

“mondo” e tutto ciò che sembra essere altro da sé: tuttavia,

l’esteriorità è una produzione dell’Io stesso.

La teoria della conoscenza

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