

Il corpo inclusivo
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tivi e con svantaggio sociale e culturale, ma innalza la qualità
dell’apprendimento di tutti gli alunni.
A tale scopo, dunque, l’obiettivo dovrà essere quello di ri-
vedere la progettazione curricolare come flessibile e aperta
a differenti abilità, attenta all’accrescimento di competenze
complementari sviluppate che concorrono al percorso edu-
cativo personalizzato degli studenti.
La scuola rappresenta uno dei luoghi in cui, più frequente-
mente e più agevolmente, è possibile realizzare, ai fini di un
concreto processo di integrazione sociale, i presupposti per
poter intraprendere con gli alunni diversamente abili attivi-
tà ludico-motorie e creativo-espressive ed è nella scuola, più
che in altri spazi educativi e attraverso le molteplici occasioni
che la pratica motoria e sportiva può offrire, che le persone
diversamente abili possono sperimentare la piena realizzazio-
ne delle individuali possibilità, al di là di ogni catalogazione
legata alle dimensioni deficitarie.
Essa, di conseguenza, rappresenta il luogo di educazione per
eccellenza che governa i processi di crescita, dall’infanzia alla
piena adolescenza, ai diversi livelli, dall’educazione motoria
all’educazione fisica (secondo le definizioni dei programmi
e delle linee guida ministeriali), e può rappresentare un vero
traino verso le pratiche sportive, inserendo le prassi motorie
nello stile di vita di ogni alunno, diversamente abile o meno.
Un’adeguata attività motorio-sportiva basata sulle regole del-
la danza-educativa può diventare per il disabile un eccezio-
nale mezzo che l’educatore, dotato di opportune competen-
ze, può utilizzare per accrescere globalmente la personalità
dell’allievo andando a influenzare il suo sviluppo fisico, men-
tale e socio-affettivo.
Ciò che è importante evidenziare è che le attività laborato-
riali di danza-educativa non puntano ad eliminare il moti-
vo del disagio, ma mirano a sollecitare l’uso del corpo, del