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Musicoterapia e didattica
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ma alla quale si può rinunciare. Della musica non si può fare a
meno, perché essa fa parte di noi e produce sulle persone degli
effetti che a volte nemmeno possiamo immaginare.
1.2.3
Musicoterapia e DSA
Sempre più frequenti sono nelle nostre scuole i ragazzi con DSA.
Con questa sigla indichiamo i Disturbi Specifici dell’Apprendi-
mento, disturbi, cioè, che rendono più difficile l’apprendimento
della lettura, della scrittura e del calcolo per alcuni studenti. Si
tratta di ragazzi normodotati e intelligenti, ma che apprendono in
maniera diversa rispetto agli altri. Per questo motivo, se tentiamo
di insegnare loro a “leggere, scrivere e far di conto” nella maniera
tradizionale non otterremo grandi risultati, ma dotandoli della
strumentazione a loro più congeniale si possono raggiungere gli
obiettivi sperati. Per fare un esempio, è come cercare di far leggere
un miope senza gli occhiali. Egli non riuscirà a leggere, non per-
ché non sappia farlo, ma semplicemente perché gli manca il sup-
porto che gli permette di vedere (gli occhiali). Allo stesso modo,
fornendo al ragazzo con DSA gli strumenti adatti, egli raggiungerà
i risultati prefissati. A seconda del campo in cui si manifestano le
difficoltà legate all’apprendimento, i ragazzi possono essere affetti
da dislessia (difficoltà nella lettura), disgrafia (difficoltà nella scrit-
tura), disortografia (difficoltà ortografiche), discalculia (difficoltà
nel calcolo).
Il motivo per cui il processo di apprendimento in un ragazzo con
DSA avviene in maniera diversa rispetto agli altri risiede nel fatto
che il suo cervello, pur essendo dotato e produttivo, presenta un’a-
nomalia del
planum temporale.
Mentre comunemente quest’ultimo
è caratterizzato da una naturale asimmetria (il
planum temporale
di
sinistra è più grande di quello di destra), nel soggetto con DSA
tale asimmetria è assente: la parte sinistra, che normalmente de-
codifica il linguaggio, nel ragazzo con DSA si equivale a quella di
destra. Di qui, quindi, la naturale difficoltà che il ragazzo incontra
nel decifrare il linguaggio parlato e nella lettura dei testi. Quando
al cervello arrivano i suoni del linguaggio, infatti, esso li decodifica
traducendoli nei simboli del nostro alfabeto. Ogni suono che ar-
riva al nostro cervello è fatto di frequenze di base e di frequenze
più alte, chiamate armonici. Quando alcuni suoni hanno quasi la
stessa frequenza, ma differiscono solamente per gli armonici, una