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282

Parte Terza

Esempi di Unità di Apprendimento

Per inciso, a questo punto anche una oggettiva distinzione fra

enunciati, o protocolli, d’esperienza ed enunciati teorici diventa

problematica.

Tutta l’attività di ricerca e di scoperta dello scienziato, l’identifica-

zione, la selezione, la descrizione dei fatti, la formulazione delle

ipotesi, la costruzione e la verifica delle teorie è orientata dai suoi

paradigmi: postulati, o presupposti, che gli provengono dalla sua

formazione culturale, dalla scuola scientifica cui ha aderito, dalla

comunità intellettuale cui fa riferimento, dall’ambiente di studio e

di lavoro in cui è immerso.

Il docente può introdurre ora il pensiero di Thomas Kuhn, parten-

do da qualche passo del suo testo più importante,

La struttura delle

rivoluzioni scientifiche

.

Documento 2

3

Alcuni esempi di prassi scientifica riconosciuti come validi – esempi che

comprendono globalmente leggi, teorie, applicazioni e strumenti – forni­

scono modelli che danno origine a particolari tradizioni di ricerca scientifica

con una loro coerenza. Queste sono le tradizioni che lo storico descrive con

etichette quali “astronomia tolemaica” (o “copernicana”), “dinamica aristo­

telica” (o “newtoniana”), “ottica corpuscolare” (o “ottica ondulatoria”). (…)

Per gli aristotelici, che credevano che un corpo pesante si muovesse per sua

natura da una posizione più elevata verso uno stato di quiete in una posi­

zione più bassa, un corpo oscillante era semplicemente un corpo che cade­

va con difficoltà. Vincolato dalla catena, esso poteva raggiungere lo stato

di quiete nel suo punto più basso soltanto dopo un movimento tortuoso e

un considerevole periodo di tempo. Galileo invece quando guardò un corpo

oscillante vide un pendolo, ossia un corpo che quasi riusciva a ripetere lo

stesso movimento più e più volte all’infinito. Dopo aver osservato atten­

tamente il fenomeno, Galileo notò anche molte altre caratteristiche del

pendolo (...) notò ad esempio che il periodo del pendolo era indipendente

dall’ampiezza per ampiezze di 90° (...) egli vide tutti questi fenomeni natu­

rali in maniera diversa da come erano stati visti prima. (...) Si può pensare

che la genialità di Galileo consiste nel modo in cui egli utilizzò le possibilità

percettive che gli venivano fornite da un paradigma tardomedievale, quel­

lo dell’

impetus

... che sosteneva che il movimento continuo di un corpo pe­

sante era dovuto ad una forza interna che vi era stata impressa dall’agente

che, lanciandolo, l’aveva messo in movimento. (...) Fino a che non fu creato

3

 T. Kuhn,

La struttura delle rivoluzioni scientifiche

, Einaudi, Torino 1969,

pp. 30-31, 148-149.