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STUDIO

Cultura storico-artistica

www.

edises

.it

attento agli aspetti riguardanti la pubblicità e la promozione dei prodotti). L’intuito,

la lungimiranza e lo spirito innovatore dell’imprenditore, applicati sia ai processi di

produzione industriale che a quelli di comunicazione, resero Wedgwood un antici-

patore della cultura del design oltre che un esempio per lungo tempo ineguagliato.

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L’età vittoriana

Negli anni che seguirono la Rivoluzione industriale l’Inghilterra continuò ad avere

un ruolo da protagonista nella storia del nascente design. Ma, mentre negli altri

paesi la Rivoluzione industriale continuava a svilupparsi procedendo spedita, il re-

gno della regina Vittoria fu teatro di accesi dibattiti su tematiche di tipo sociale,

politico, etico ed estetico. La condizione in cui era costretta a vivere la classe ope-

raia era inaccettabile sia dal punto di vista igienico e sanitario che da quello delle

condizioni e dei ritmi lavorativi. A causa di un’involuzione, non dei progressi delle

tecniche industriali ma dell’orientamento della classe imprenditoriale, si assistette

ad un appiattimento del design. I produttori, poco inclini alle rischiose imprese

sperimentali che avevano caratterizzato il recente passato, attuavano i principi di

uno spietato liberalismo producendo il maggior numero di manufatti nel minor

tempo possibile a discapito della qualità dei prodotti stessi. Essendo il ricavo l’uni-

co motore delle logiche produttive, il buon gusto era considerato un mero ostacolo

alla produzione e alla vendita su larga scala.

Ben presto ci si rese conto delle inadeguatezze dei manufatti britannici e della loro

scarsa competitività con quelli stranieri. Nel tentativo di risollevare le sorti delle pro-

duzioni industriali inglesi, il governo attuò diverse iniziative tra cui la creazione di

una commissione il cui scopo era quello di “ricercare i modi migliori di diffondere la

conoscenza delle arti e i principi del design”.

Alla fine dei lavori i membri della commissione si resero conto della necessità di crea-

re una nuova figura professionale capace di progettare manufatti artistici da produrre

con i nuovi processi industriali, superando così la tradizionale figura dell’artigiano.

Allo scopo di formare i futuri designer venne istituita a Londra nel 1837 la prima

Government School of Design

il cui obiettivo principale era l’applicazione delle arti

all’industria. Di fatto questa scuola e le altre, fondate successivamente in diverse città

inglesi, furono per alcuni anni delle vere e proprie scuole di decorazione e svolsero il

riduttivo compito di istruire, nella copia dai modelli del passato, artigiani da impie-

gare nelle industrie.

Una figura di spicco in questo contesto fu

Henry Cole

(1808-1882), funzionario sta-

tale stretto collaboratore del principe Alberto, pittore, editore e promotore di alcuni

progetti per l’affermazione della cultura del design. Nel 1849 fondò il

Journal of De-

sign and Manufactures

, rivista attiva fino al 1852, sulle cui pagine, insieme ad illustri

colleghi quali Owen Jones, Richard Redgrave e Gottfried Semper, sostenne la ne-

cessità di creare un legame tra arte e industria per dare dignità artistica e culturale

alla funzionalità dell’oggetto. Nel 1851 Cole promosse la

Great Exhibition of the Works

of Industry of all Nations

a sostegno del principio dell’“imparare vedendo”, e nel 1855

fondò il

Victoria and Albert Museum

di Londra, il più importante museo dedicato alle

arti applicate e alle arti minori del mondo.